Il Consiglio federale, preso atto dell'aumento dei contagi e del numero di persone vaccinate ancora troppo basso, ha deciso di rinviare ulteriori allentamenti
Passo indietro del Consiglio federale sulle riaperture messe in consultazione il 12 marzo. Dal 22 marzo, viene allentato il limite per gli incontri al chiuso tra familiari o amici portandolo dalle attuali 5 a 10 persone. Si raccomanda inoltre di limitare gli incontri a poche economie domestiche e di sfruttare la possibilità di farsi testare gratuitamente prima di un incontro privato.
Rinviati ulteriori allentamenti, in quanto il rischio di un aumento delle infezioni è attualmente presente ed elevato, con i contagi che dalla fine di febbraio hanno ricominciato a crescere e il numero di persone vaccinate ancora troppo basso per impedire un'impennata dei ricoveri ospedalieri. Il Consiglio federale vuole conservare intatti i buoni presupposti per la campagna vaccinale dei prossimi mesi e ha definito indicatori per il caso che l’evoluzione epidemiologica richieda nuove chiusure. Ha inoltre approvato la convenzione negoziata dai partner tariffali per il rimborso della vaccinazione contro la Covid-19.
'Strategia non in discussione ma cambia il calendario'
Alain Berset: «Non è in discussione la strada che abbiamo intrapreso, ovvero aprire le attività chiuse, ma la situazione influenza il calendario. Il Consiglio federale ha avuto una decisione difficile da prendere e si è assunto le sue responsabilità prendendo una decisione. Gli indicatori stanno peggiorando, ci sono incognite sulle varianti del virus e altri studi affidabili che dimostrano che contrariamente a quello che pensavamo finora, queste varianti sono più pericolose, e, terzo elemento, non vogliamo rischiare di prolungare la crisi riaprendo delle attività ora per poi avere delle chiusure più avanti. Abbiamo fatto esperienza di quello che vuol dire un'ondata forte come quella di ottobre: se noi oggi lasciamo impennare troppo le cifre l'uscita dalla crisi potrebbe essere posticipata. Un anno fa avevamo varianti del virus meno forti e la forte reazione della popolazione, insieme a quella degli altri Paesi, ci aveva permesso di avere una bella estate: con l'arrivo dei vaccini mancano poche settimane per avere in pugno la situazione.»
«C'è la volontà di non mettere a rischio la campagna vaccinale in un momento di sviluppo della situazione» ha dichiarato Berset «e dunque occorre pazientare perché tutte le persone vulnerabili siano protette: non vorremmo delle ondate come le stanno vivendo gli altri Paesi, che complicherebbero la campagna vaccinale poiché non si può vaccinare chi non è ancora guarito dal Covid. Chiediamo di pazientare ancora per quattro settimane per potere avere abbastanza sicurezza, aver vaccinato le persone più vulnerabili senza perdere il polso della situazione. Vorremmo stare molto cauti per evitare che Pasqua diventi per la Svizzera ciò che Natale è stato per altri Paesi dato il maggior movimento delle persone. Siamo convinti che i settori più toccati, come la cultura, la ristorazione o lo sport, o anche quelli di cui si parla meno, ad esempio il settore dei viaggi»
«Non abbiamo scelto la politica degli zero casi perché i costi sociali sarebbero stati altissimi, nè abbiamo fatto finta che il virus non esistesse lasciandolo andare, poiché se si segue questa politica non c'è più nessuna giustificazione per le compensazioni. Abbiamo scelto una via di mezzo, con un equilibrio rispetto ai Paesi intorno a noi. Vogliamo riaprire in modo più graduale per poi fare un passo più avanti, a differenza degli altri Paesi che stanno richiudendo tutto. Al momento dobbiamo quindi dar prova di prudenza. La strategia resta basata sui rischi, ciò che ha permesso di riaprire i negozi il 1 marzo: oggi ci permette di fare un piccolo passo, e di fare poi un passo più lungo più avanti mettendo in consultazione dopo Pasqua ciò che avevamo precedentemente deciso e decidendo il 14 aprile.»
Con le cifre attuali si deve prevedere che il numero delle infezioni raddoppierà ogni 3-4 settimane. Da più giorni, tre dei quattro indicatori stabiliti dal Consiglio federale come presupposto per la seconda fase di riapertura superano i valori limite definiti: l’incidenza della malattia su 14 giorni è superiore a 200 casi su 100 mila abitanti, il tasso di positività è superiore al cinque per cento e il numero di riproduzione (1,14) è chiaramente maggiore di uno. Soltanto il tasso di occupazione dei posti letto con pazienti Covid-19 nei reparti di terapia intensiva è al di sotto della soglia stabilita.mpennata delle ospedalizzazioni inducono a rinviare ulteriori allentamento.
Una netta maggioranza dei Cantoni si è dichiarata favorevole a una riapertura graduale accompagnata da appositi provvedimenti. In numerosi pareri sono in parte richiesti maggiori allentamenti, ma anche più differenziati o graduati diversamente. Praticamente tutti i partecipanti hanno chiesto di allentare il divieto dell’insegnamento presenziale nelle scuole universitarie e nei corsi di formazione continua. Tutti sostengono la riapertura delle terrazze dei ristoranti a partire dal 22 marzo, la metà dei Cantoni ha chiesto che siano riaperti anche gli spazi interni se la situazione lo consente. Non manca tuttavia chi esorta a osservare ancora per qualche tempo l’evoluzione della pandemia prima di procedere a ulteriori allentamenti. Il Consiglio federale ha discusso i pareri espressi e la dichiarazione con la quale il Consiglio nazionale chiede una riapertura più celere.
Nella sua seduta odierna, il Consiglio federale ha inoltre discusso a partire da quando potrebbe essere preso in considerazione un nuovo inasprimento dei provvedimenti e propone un modello a tre fasi. Fintanto che non saranno state vaccinate tutte le persone appartenenti a un gruppo a rischio (prima fase), dovranno essere applicati indicatori più severi. Determinante è l’incidenza su 14 giorni che non dovrà essere superiore a 350. Altri indicatori sono il tasso di occupazione dei posti letto con pazienti Covid-19 nei reparti di terapia intensiva, i ricoveri ospedalieri e il numero di riproduzione. Questi indicatori non daranno luogo a un automatismo, ma fungeranno da base decisionale per il Consiglio federale. Quando saranno state vaccinate tutte le persone appartenenti a un gruppo a rischio (seconda fase), potranno essere applicati indicatori meno severi. L’evoluzione dell’epidemia dovrà però essere sotto controllo. Quando saranno state vaccinate tutte le persone che lo desiderano (terza fase), in base alle valutazioni attuali non dovrebbero più essere necessari provvedimenti di chiusura né indicatori, a meno che l’effetto delle nuove varianti del virus non lo renda necessario.
Il Consiglio federale ha inoltre approvato gli adeguamenti alla convenzione negoziati dai partner tariffali per il rimborso della vaccinazione contro la Covid-19 da parte dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Le modifiche prevedono un importo forfettario per gli studi medici di 24,50 franchi per vaccinazione fino alla fine di giugno e di 16,50 franchi a partire da luglio. Il Consiglio federale ha inoltre deciso di fissare a 24,50 franchi anche il contributo della Confederazione per il rimborso delle vaccinazioni effettuate in farmacia. Non cambia invece l’importo per i centri di test che rimane a 14,50 franchi per vaccinazione. La vaccinazione contro la Covid-19 è rimborsata integralmente: non è prelevata alcuna franchigia né aliquota percentuale.
Il Consiglio federale ha infine preso atto del rapporto della Commissione nazionale d’etica per la medicina umana in cui sono analizzati sotto il profilo etico i provvedimenti adottati dal Consiglio federale per gestire la pandemia di SARS-CoV 2