La consigliera nazionale Ada Marra (Ps/Vaud) sull’iniziativa ‘anti-burqa’: ‘ha vinto la politica-spettacolo populista e simbolica’.
La consigliera nazionale Ada Marra (Ps/Vaud) ne è convinta: «Questo ‘sì’ non cambierà assolutamente niente per le donne di questo Paese».
Ada Marra, in fin dei conti è andata meglio del previsto. D’accordo?
In effetti il risultato è sorprendente. È andata meno peggio di quanto si potesse prevedere alla vigilia. Dico questo pensando in particolare a tutto quel che è successo – gli attentati terroristici in Francia e altrove in Europa – tra la votazione sui minareti nel 2009 [accolta con il 57,5% dei voti, n.d.r.] e questa sul velo integrale.
Cosa vi è mancato?
Il niqab di primo acchito è incomprensibile in una democrazia liberale. Perciò è stato molto difficile far valere le nostre argomentazioni in una campagna dove le emozioni tendevano sempre a prevalere sulla razionalità. Io stessa ho rilasciato diverse interviste, ma ho partecipato a un solo dibattito. A me ciò che disturba è che oggi ha vinto la politica-spettacolo populista, simbolica, portata avanti da chi in realtà ha una ‘hidden agenda’ [un progetto o intenzioni tenuti nascosti, n.d.r.].
In che senso?
Si è fatto un gran parlare di diritti della donna. Ma l’iniziativa non aveva nulla a che vedere con questo. Si è voluto modificare un’altra volta la Costituzione per poche decine di donne col velo integrale. Come si fa a sostenere che minacciano la convivenza civile? Lo stesso era successo con il divieto dei minareti, deciso quando di minareti in Svizzera ce n’erano soltanto quattro. Questo ‘sì’ non cambierà assolutamente niente per le donne di questo Paese. Ma intanto si è parlato ancora una volta in modo ossessivo dell’islam: lo scopo dell’Udc.
Teme conseguenze negative per le donne che portano il velo integrale e per i musulmani in generale?
A una parte dei musulmani questo divieto non farà né caldo né freddo. Altri invece lo vivranno come un ulteriore affronto. Questi ultimi potrebbero quindi essere spinti a identificarsi ancor di più con la loro religione.
Il prossimo passo potrebbe essere il divieto del velo islamico (hijab) nelle scuole. Come lo vede?
Temiamo sin dal primo momento che si possa arrivare a quel punto. Jean-Luc Addor [consigliere nazionale dell’Udc e membro del Comitato di Egerkingen, n.d.r.] ha già proposto di vietare qualsiasi copertura della testa nelle scuole pubbliche svizzere. E anche la signora Binder si era opposta, perché a suo avviso l’iniziativa parlamentare non era sufficientemente diretta contro l’islam. Bisogna stare attenti a non farsi trarre in inganno da chi proclama principi come la difesa dei diritti delle donne mentre attacca l’islam. Il mio timore è che le emozioni prevalgano ancora una volta sulla ragione.