Svizzera

Cassis sul ‘caso Krähenbühl’: è un affare interno all’Onu

Il ministro degli esteri ticinese torna in un’intervista alla Rsi sulla vicenda sfociata nelle dimissioni dell’ex Commissario generale dell’Unrwa

Cassis
(Keystone)
24 febbraio 2021
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Nel luglio del 2019 la Svizzera era stato il primo paese a sospendere in parte i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo aveva fatto a causa di un rapporto interno che metteva in cattiva luce l’allora Commissario generale Pierre Krähenbühl. Nel frattempo, gran parte delle accuse mosse nei suoi confronti (malversazioni, favoritismi, ecc.) sono cadute. Senza che il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) abbia fatto granché per ‘riabilitare’ il diplomatico svizzero, dimessosi nel novembre 2019.

In un’intervista trasmessa ieri da ‘Modem’ della Rsi, Ignazio Cassis ha difeso l’operato del suo dipartimento. Questa vicenda, ha dichiarato, «non ha nulla a che vedere» con le polemiche innescate nel 2018 da una sua dichiarazione sull’Unrwa (“Fa parte della soluzione o del problema?”). «Non è un affare svizzero, ma dell’Onu (...). È una questione interna all’Onu, che doveva essere gestita dall’Onu (...). La Svizzera non c’entra», ha affermato il consigliere federale ticinese, precisando che «abbiamo sollecitato il segretario generale dell’Onu a pubblicare» il rapporto che scagiona Krähenbühl.

Quanto alle controverse parole sull’Unrwa usate in un’intervista del maggio 2018, al termine di un viaggio di lavoro in Giordania, il ministro degli esteri le difende tuttora. «C’è una specie di attitudine poco aperta di fronte all’interrogarsi sulla realtà, a rimettere in discussione, a porsi delle domande. Accidenti: se in una democrazia liberale, dove riteniamo che l’innovazione è il motore dello sviluppo, non ci può più porre delle domande, siamo destinati alla fine del mondo, in qualche modo», ha esclamato un apocalittico Cassis.

Pierre Krähenbühl ha raccontato nelle scorse settimane la sua verità sulla vicenda sfociata nelle sue dimissioni in un’intervista di Roberto Antonini a ‘Modem’ della Rsi, pubblicata dal nostro giornale il 13 febbraio. Il diplomatico vi esprimeva tra l’altro delusione per lo zelo con cui la Svizzera ha sospeso i finanziamenti all’Unrwa  e per una frase che “non è stata naturalmente facile da digerire”.

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