Svizzera

Materiale bellico, le reazioni dei comitati pro e contro

Partiti borghesi soddisfatti: 'Era una soluzione strema'. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito invita a guardare al 40% di sì

Foto Keystone
29 novembre 2020
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Il comitato borghese (Plr, Udc, Ppd, Pbd) contro l'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico", bocciata da popolazione (57.45%) e cantoni si dice molto soddisfatto dell'esito scaturito dalle urne. Il testo, secondo loro, sarebbe stato difficile da attuare.

Stando alla consigliera nazionale Maja Riniker (Plr, Argovia) proponeva soluzioni estreme. In questi tempi di Covid-19 "avrebbe rappresentato un onere supplementare per l'economia". Soddisfazione è stata espressa anche da economiesuisse: 'Gli svizzeri si sono espressi a favore di una piazza economica forte'.

Delusione per i Giovani verdi

Il comitato di iniziativa "Per un divieto di finanziare i produttori di materiale bellico" è molto deluso dalla chiara tendenza al "no", ritenendo di essere stati molto più forti dei loro avversari nei contenuti. "Il risultato non ci sorprende tanto, ma è molto deludente", ha dichiarato a Keystone-Ats Julia Küng, copresidente dei Giovani verdi.

"In realtà avevamo la sensazione di essere più forti in termini di contenuti rispetto ai sostenitori del no", ma la maggioranza dell'elettorato non se n'è accorta. 

'Una parte della popolazione ci ha ascoltati'

"Il risultato non è poi così male al momento", dice per contro Thomas Bruchez, segretario del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). "C'è comunque un'approvazione di circa il 40%, nota Bruchez. Una parte della popolazione ci ha ascoltati". Bruchez tiene a sottolineare che il comitato d'iniziativa si è trovato di fronte a lobby economiche "estremamente potenti" e al Consiglio federale.

Ad aver complicato le cose, poi, la pandemia: "È stato difficile fare una buona campagna, andare sul campo", sottolinea Bruchez. E punta il dito contro "una campagna della paura degli oppositori che hanno cercato di far credere che l'iniziativa colpisse soprattutto le Pmi, il che è una menzogna", puntualizza.

Forte di un 40% di sì, Bruchez chiede ora controlli più severi da parte della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) sul finanziamento degli armamenti da guerra e domanda alla Svizzera di ratificare il Trattato dell'Onu sulla proibizione delle armi nucleari, che entrerà in vigore nel gennaio 2021.

 
 


 

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