Svizzera

La resistenza agli antibiotici resta un grosso problema

Lo confermano due rapporti dell’amministrazione federale. In Svizzera il margine di miglioramento è considerato ancora elevato.

(Keystone)
17 novembre 2020
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Berna – Il fenomeno delle resistenze batteriche agli antibiotici resta una grossa sfida in Svizzera. Se la strategia nazionale in materia ha condotto a una riduzione dei trattamenti in medicina veterinaria, in ambito umano il margine di miglioramento è ancora elevato, indicano due rapporti dell'amministrazione federale pubblicati oggi.

Contenere le resistenze agli antibiotici richiede insomma ancora notevoli sforzi. Due dati paiono particolarmente significativi. Il 29% degli svizzeri ritiene erroneamente che gli antibiotici servano a disattivare i virus. E solo il 38% delle persone a cui l'anno scorso sono stati somministrati questi farmaci ha rispettato i termini temporali di assunzione prescritti dal medico.

I dati sono contenuti in un rapporto, datato 30 settembre ma reso pubblico oggi, dell'istituto DemoSCOPE che, su mandato dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), ha interrogato per telefono 1004 persone tra il 24 agosto e il 5 settembre in merito alle loro conoscenze e comportamenti riguardo agli antibiotici. Il margine di errore è di 3,1 punti percentuali. Si tratta della terza indagine del genere, dopo quelle del 2016 e del 2018.

Antibiotici inefficaci contro virus: un terzo non lo sa

Se il 29% (35% nel 2018 e 36% nel 2016) non sa che gli antibiotici sono assolutamente inefficaci contro i virus, il 62% ne è consapevole (56%; 58%). Il 10% (9%; 6%) non ha idea alcuna, risulta dalla pubblicazione.

Quanto alla durata di assunzione di questi farmaci, il dato del 2020 - solo il 38% rispetta la prescrizione - non è incoraggiante. Nei due precedenti sondaggi la quota era del 45% (2018) e del 61% (2016).

Ticino: netto calo del consumo

Globalmente rispetto agli ultimi due bienni il consumo pro capite di antibiotici non è mutato: il 22% degli svizzeri ne assume almeno una volta all'anno. Un cambiamento significativo è però segnalato in Ticino, dove il dato si è pressoché dimezzato in quattro anni (17% nel 2020 contro 33% nel 2016).

I rischi legati all'eccessivo uso di antibiotici sembrano essere recepiti, perlomeno in ambiente ambulatoriale. In questo contesto, il consumo totale di antibiotici per uso sistemico nel 2019 è stato di 9,1 DDD (defined daily doses, dosi definite giornaliere) per 1000 abitanti. È rimasto stabile rispetto al 2018 (9,1) e al 2017 (9,0). Nei confronti del valore mediano europeo (18,4) il dato è sensibilmente migliore, indica dal canto suo lo Swiss antibiotic resistance report (rapporto sulla resistenza agli antibiotici in Svizzera), edito da UFSP e Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV).

Si tratta dello strumento con cui, ogni due anni dal 2016, la Confederazione fa il punto sulla questione verificando gli esiti della Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici (StAR) adottata dal Consiglio federale nel 2015.

Cure acute: consumi crescono

Negli ospedali con cure acute, tuttavia, il consumo di antibiotici per uso sistemico è aumentato del 13% tra il 2010 e il 2019, passando a 51,8 DDD ogni 100 giorni di occupazione di un letto.

In medicina veterinaria, l'uso di antibiotici continua a diminuire. In questo settore, complessivamente, nel 2018 sono stati venduti 32'397 chilogrammi di antibiotici contro 30'108 chilogrammi nel 2019. Nel 2008 le vendite si situavano ancora a quasi 70'000 chilogrammi, indica inoltre lo Swiss antibiotic resistance report.

Nell'ambito della StAR sono state adottate varie misure mirate per gli animali da reddito, ma anche per quelli da compagnia, ricorda il rapporto.

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