Svizzera

'In Svizzera non è prevista una vaccinazione obbligatoria'

Conferenza stampa degli esperti della Confederazione: nelle prossime due settimane è attesa una diminuzione del numero dei ricoveri

17 novembre 2020
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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

In Svizzera si assiste a una stabilizzazione e a una leggera diminuzione dei casi registrati di coronavirus. Lo ha detto oggi a Berna Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Il numero di nuove infezioni rimane comunque elevato e si assiste a un aumento dei decessi, ha aggiunto Masserey, precisando che le cifre dei ricoveri ospedalieri e quelle legate al contact tracing devono essere interpretate con cautela a causa delle segnalazioni incomplete e dei ritardi di notifica. I cantoni romandi rimangono i più colpiti, anche a livello internazionale, ha sottolineato la funzionaria.

Secondo Masserey, "al momento non è previsto un programma di vaccinazione obbligatorio in tutta la Confederazione". Inoltre, ha ribadito l'esperta, si sa ancora poco del vaccino e dunque bisognerà prima valutare l'efficacia e la disponibilità, nonché gli aspetti logistici e le condizioni di stoccaggio.

Per quanto riguarda i posti in ospedale, Masserey ha spiegato oggi che la situazione è stata gestita anche grazie all'aumento temporaneo del numero dei letti nelle ultime settimane e negli scorsi mesi, così come il posticipo - in numerosi cantoni - delle operazioni non urgenti. Tuttavia, ha ricordato l'esperta dell'UFSP, queste sono misure introdotte solo a breve termine ed è dunque essenziale che vengano rispettate le regole di igiene per ridurre i contagi e - di conseguenza - togliere pressione agli ospedali.

'Letti in terapia intensiva praticamente tutti occupati'

A fare il punto della situazione sui letti disponibili nella Confederazione è stato Andreas Stettbacher, medico in capo dell'esercito e incaricato del Consiglio federale per il Servizio sanitario coordinato (SSC).

Al giorno d'oggi, sono disponibili in tutta la Svizzera poco meno di 24'000 posti in ospedale - di cui circa 1150 in terapia intensiva - e attualmente la riserva di letti si attesta a una quota del 24% (21% nelle terapie intense). "In tutta la Confederazione sono state create capacità supplementari per far fronte alle emergenze", ha indicato il medico in capo dell'esercito. Secondo quest'ultimo, in più di un terzo dei Cantoni i reparti di terapia intensiva sono al limite delle loro capacità.

I pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive sono 543 (su 902 posti attualmente occupati), mentre 3'131 persone con il virus (su circa 16'900 ricoverate) occupano i posti letto a disposizione dei pazienti che manifestano forme acute di malattia, ha detto Stettbacher. "La percentuale di pazienti Covid nei reparti - rispetto al totale dei ricoverati - è quindi del 18,7%, mentre in terapia intensiva si attesta al 60,2%", ha sottolineato il medico in capo dell'esercito illustrando i dati.

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