Svizzera

Coronavirus, 'Se non si agisce subito, sarà il collasso'

Secondo il capo della task force federale, a questo ritmo gli ospedali saranno pieni entro inizio novembre. Kuster: 'Messi peggio di tutti i paesi vicini'

Martin Ackermann (Keystone)
23 ottobre 2020
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L'appuntamento con la stampa è ormai uno di quelli fissi: ogni venerdì gli esperti della Confederazione incontrano i media per riferire sulla situazione epidemiologica nel paese. Appuntamento in programma a maggior ragione oggi, quando in Svizzera i contagi in 24 ore hanno subito un nuovo balzo, sondando la soglia dei 6'500.

«Settimana scorsa i nuovi casi erano 3'100 oggi siamo oltre i 6'600, il che vuol dire più che un raddoppio. Si tratta di un aumento significativo», ha precisato Stefan Kuster, capo della sezione Malattie trasmissibili dell'UFSP. «Ci sono cantoni più toccati di altri, ma l'aumento si vede ovunque. Ora dobbiamo rispettare le regole, evitare i contatti non necessari, tenere le mascherine, tenere le distanze e lavarci le mani». A incrementare sono anche i casi tra gli anziani, ovvero le fasce più a rischio. «Rispetto all'estero, siamo stati superati da tutti i paesi vicini. Abbiamo cifre peggiori di Francia e Spagna, cifre  più che doppie rispetto a quelle che si vedono in Italia e Austria e più di cinque volte di più di quelle della Germania. Dobbiamo ora rispettare le regole».

Pochi giorni a mezzanotte

«Venerdì scorso avevo previsto che entro una settimana saremmo arrivati a 6000 nuovi casi giornalieri, oggi siamo a 6'600 – ha fatto notare Martin Ackermann, capo della task force federale sul coronavirus –. In questa settimana ci siamo accorti che anche le ospedalizzazioni ogni settimana raddoppiano. Lo stesso vale per le persone che entrano in cure intense per i morti». La situazione è critica, ha aggiunto Ackermann: «Adesso ogni giorno conta. Dobbiamo fermare l'epidemia, altrimenti i posti negli ospedali saranno pieni tra fine ottobre e inizio novembre e il limite massimo della capacità del sistema sanitario sarà raggiunto tra il 5 e il 18 novembre. Non abbiamo più tempo per attendere». Se ora però «agiamo in maniera tempestiva possiamo farcela».

Per quanto riguarda le grandi manifestazioni, che ancora diversi cantoni permettono sotto rigide misure di protezione (compreso il Ticino), Ackermann ha aggiunto: «C'è sempre un grande rischio quando molte persone si ritrovano in un solo posto. Durante gli eventi ci sono i concetti di protezione, ma il problema può esserci prima e dopo. Siamo in una situazione dove ogni giorno conta per riuscire a non saturare il sistema sanitario, per cui bisogna evitare in tutti i contatti non necessari».

Tracciamento, popolazione aiuti

Il contact tracing, di cui sono responsabili i Cantoni, ha ormai raggiunto il massimo delle proprie capacità. Lo ha fatto notare Rudolf Hauri, presidente dell'organizzazione mantello dei medici cantonali, sostenendo che dovrebbero essere le persone positive al test a dover informare le persone con cui hanno avuto contatti, affinché quest'ultime possano almeno isolarsi e non mettere in pericolo gli altri.

A suo avviso, è giunto il momento di limitare ulteriormente i contatti, agendo a livello di manifestazioni, tempo libero e sport. Hauri ha giudicato importante anche ripensare l'organizzazione degli ospedali e l'introduzione di test sierologici.

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