coronavirus

Un'epidemia di errori. Aumentano i contagi

Il 'contact-tracing' basato su uno studio lacunoso

16 agosto 2020
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Berna - Il morto non era morto. Il numero di contagi è tenuto basso dalla mancata notifica da parte dei medici di famiglia. Quanto al “contact tracing”, beh... lo studio su cui si basa non è così affidabile. La strenua e per niente facile lotta al contagio da coronavirus sta mettendo alle corde le autorità sanitarie anche in Svizzera, pressate tra urgenza comunicativa e gestione di dati non sempre adeguatamente rilevati e interpretati.

L'ultimo, imbarazzante malinteso tra l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) e le autorità cantonali bernesi riguarda la sorte di un paziente 2tra i 20 e i 30 anni", dato per morto venerdì da Stefan Kuster, responsabile per le malattie trasmissibili presso l'Ufsp, e resuscitato da un successivo comunicato del Dipartimento bernese della sanità.

Un errore, a cui va però aggiunta una lacuna forse più grave: la mancata comunicazione delle nuove infezioni da parte dei medici di base. Secondo l’Ufsp, lo stesso ufficio riceve nel migliore dei casi una segnalazione medica di nuova infezione ogni due effettive. Ciò significa che per la metà delle persone contagiate il governo federale non dispone di informazioni importanti quali i fattori di rischio e i luoghi di infezione. il portavoce dell’Ufsp Yann Hulmann ha confermato la notizia data dalla ’Nzz am Sonntag’, aggiungendo che ora la Confederazione chiederà ai medici cantonali di trasmettere all’Ufsp tutti i referti clinici in sospeso dal 20 luglio, e anche quelli dei prossimi giorni.

Ma anche anche il trasferimento dei dati dei monitoraggi cantonali alla Confederazione continua a essere quantomeno lacunoso. Secondo il ’SonntagsBlick’, molti cantoni lavorano con sistemi informatici "rudimentali" e lo scambio oltre i confini cantonali è soggetto a errori.

In questo contesto Hulmann ha fatto riferimento alla prevista banca dati e al nuovo sistema informatico di Confederazione e Cantoni - annunciati a inizio mese - che consentiranno di ricevere dati aggiornati e una valutazione più semplice e rapida del tracciamento dei contatti.

Un sistema inaccurato

E qui arrivano gli altri problemi: la ricerca dei contatti per contenere l’epidemia di Covid-19 non funziona come auspicato. Oltre ai problemi già noti, un’analisi del Politecnico federale di Zurigo (Eth) ha dimostrato che il cosiddetto “contact tracing” si basa su uno studio viziato da errori. Nella maggior parte dei Paesi del mondo - Svizzera compresa - la tracciatura dei contatti si fonda su uno studio dell’Università di Hong Kong, secondo il quale l’individuo infetto è contagioso al più presto 48 ore prima che si manifestino i sintomi. Di conseguenza, se qualcuno risulta positivo al Sars-CoV-2, il sistema cerca i contatti avvenuti fino a due giorni prima dell’insorgenza della malattia.

Ma i ricercatori dell’Eth hanno appurato che “le persone infette possono trasmettere il virus fino a cinque o sei giorni prima dello sfogo della malattia”, ha dettoalla 'Nzz am Sonntag' il Dr. Peter Ashcroft che ha scoperto l’errore. “Per intercettare il 90% delle infezioni pre-sintomatiche, si dovrebbe risalire ai contatti avuti fino a quattro giorni addietro”. L’Ufsp ha preso atto dell’analisi corretta, che sarà argomento delle prossime discussioni con l’apposito gruppo di lavoro. 

In questo scenario, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha invitato i rappresentanti cantonali a un incontro a Berna in settimana. Vi parteciperanno i presidenti delle conferenze cantonali dei direttori della sanità, dell’economia pubblica e dei governi cantonali, e i ministri della sanità Alain Berset e dell’economia Guy Parmelin.

Non c'è infatti tempo da perdere: i dati dell’Ufsp relativi alla settimana scorsa indicano 1521 casi confermati di Covid-19, quasi 500 in più rispetto a una settimana prima. In totale il numero di contagi dall’inizio dell’epidemia in Svizzera e Liechtenstein ha quindi raggiunto quota 38'124, con 1716 decessi. L’incidenza delle infezioni è così salita a 444,2 per centomila abitanti. In attesa che i medici di famiglia aggiungano i numeri mancanti.

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