Svizzera

Due islamisti a processo a Bellinzona

Accusati di avere operato per l'Isis anche come agenti reclutatori, uno di atti sessuali con fanciulli

10 agosto 2020
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È iniziato oggi al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona il processo a due presunti islamisti. Uno è il cofondatore della scuola di arti marziali "Mma Sunna" di Winterthur. L'altro è accusato in particolare di avere avuto una relazione con una minorenne.

Il principale imputato, di 34 anni, ha soggiornato in Siria nel novembre e dicembre del 2013. Durante questo periodo avrebbe fatto parte di un gruppo di combattimento dell'organizzazione terroristica Stato islamico (Isis). Avrebbe addestrato guardie armate e partecipato ad azioni belliche.

Al suo rientro in Svizzera, ha fondato con il campione del mondo di boxe thailandese Valdet Gashi la scuola di arti marziali "Mma Sunna" a Winterthur. Inoltre, ha diretto l'organizzazione "Lies" (Leggi!), che ha come scopo la distribuzione gratuita del Corano.

Agente reclutatore

L'imputato, soprannominato "l'emiro di Winterthur", avrebbe sfruttato tali strutture e i suoi contatti al fine di reclutare partigiani dell'Isis che si sono recati in Siria su sua richiesta nel 2014 per arruolarsi nell'organizzazione terroristica.

Tra i giovani reclutati figura pure Valdet Gashi che sarebbe morto in un combattimento nel luglio del 2015. Ma il principale imputato avrebbe anche esercitato un'influenza su una minorenne e suo fratello che si sono poi recati da Winterthur nel Paese levantino.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sospetta inoltre il presunto islamista di aver avuto contatti con influenti rappresentanti dell'islam salafita in vari Paesi. Viene citato in particolare Hussein Bosnic, condannato nel 2015 a sette anni di prigione per crimini terroristici, nonché altre relazioni con esponenti salafiti a Norimberga (D) e in Austria.

Pentito

Oggi in aula, l'imputato - che deve rispondere di partecipazione a un'organizzazione criminale e rappresentazione di immagini violente: video di esecuzioni sono stati ritrovati sul suo cellulare - si è detto pentito di questi suoi comportamenti. Ha inoltre aggiunto di non aver più nulla a che fare con le persone frequentate all'epoca. "È stato il più grosso errore della mia vita", ha dichiarato.

L'uomo ha inoltre affermato di trovarsi, assieme alla sua famiglia, in gravi difficoltà a causa dell'eco mediatica suscitata dai suoi trascorsi estremistici. Vive oggi di aiuti sociali e ha contratto debiti. Nel 2016 è stato condannato a una pena pecuniaria per truffa.

Oggi ha testimoniato anche il padre dei due giovani - fratello e sorella - recatisi in Siria. L'uomo, di nazionalità kosovara, ha detto che il principale imputato conosceva i suoi figli sin da bambini. Ha inoltre affermato che questi ultimi avevano organizzato autonomamente il loro viaggio nel Paese levantino. Il giudice, dal canto suo, gli ha chiesto esplicitamente se la sua deposizione non fosse stata "abbellita" per il timore di rappresaglie.

Relazione con una minorenne

Il secondo uomo a processo è accusato di atti sessuali con fanciulli e pedopornografia. Avrebbe intrattenuto una relazione intima proprio con la minorenne che si era recata in Siria assieme al fratello.

Questo binazionale svizzero e macedone, di 37 anni, si sarebbe sposato con rito islamico nell'ottobre del 2014 con la ragazza e l'avrebbe incitata a partire in Siria in dicembre. Anche lui avrebbe tentato di recarsi nel Paese levantino ma non vi sarebbe riuscito.

Il Ministero pubblico ha trovato sul suo cellulare non soltanto rappresentazioni violente ma anche immagini di zoofilia e violenza sessuale su fanciulle.

Il Ministero pubblico della Confederazione attende i dibattiti, che dovrebbero concludersi mercoledì, prima di annunciare le sue richieste di pena. I costi dell'inchiesta ammontano a 560'000 franchi, di cui 450'000 dovrebbero essere addebitati agli imputati in caso di condanna.

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