Svizzera

Iniziativa multinazionali, votazione 'secca' o con scelta?

Atteso lunedì al Consiglio nazionale il verdetto sul controprogetto light. La posta in gioco spiegata in una serie di domande e risposte.

(Keystone)
6 giugno 2020
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Iniziativa sulle multinazionali: di cosa parliamo?

Corsi d'acqua inquinati da piombo attorno a una miniera controllata da Glencore in Peru, lavoro minorile nelle piantagioni di cacao in Burkina Faso, contadini avvelenati da pesticidi nei campi di cotone in India, emissioni mortali di anidride solforosa nelle miniere in Zambia. È per evitare casi come questi, o per sanzionarne i responsabili (a volte sono società con sede in Svizzera), che nel 2015 una vasta alleanza di organizzazioni della società civile ha lanciato l’iniziativa popolare 'per imprese responsabili' (detta anche 'Iniziativa sulle multinazionali', cfr. infografia).

A che punto siamo?

L'iniziativa è stata depositata nell'ottobre del 2016 con 120mila firme. In Parlamento non ha mai avuto una maggioranza. Da più di tre anni però le Camere dibattono dell’opportunità di opporle un controprogetto indiretto. I promotori si erano detti pronti a ritirare il testo se la variante elaborata dal Consiglio nazionale (che riprendeva le rivendicazioni di fondo dell'iniziativa) si fosse imposta. Invece giovedì, dopo un lungo tira e molla tra i due rami del Parlamento, è stata la versione 'light' del Consiglio degli Stati (cfr. infografia) a prevalere in una conferenza di conciliazione. I promotori dell'iniziativa la definiscono "controprogetto alibi" e hanno deciso di mantenere il loro testo. Si andrà dunque a votare, verosimilmente alla fine di novembre.

Su cosa voteremo esattamente?

Di sicuro sull'iniziativa. Resta da vedere se anche sul controprogetto 'light' oppure no. Lo si saprà soltanto tra un paio di settimane, dopo le votazioni finali. Prima la proposta della Conferenza di conciliazione dovrà essere convalidata dal Consiglio nazionale (lunedì) e dal Consiglio degli Stati (martedì). Praticamente scontato il 'sì' di quest'ultimo, rimane incerto invece l'esito alla Camera del popolo. Se dovesse uscire un 'no', l'iniziativa - salvo sorprese in sede di votazioni finali - verrà sottoposta al popolo senza controprogetto. 

Cosa deciderà lunedì il Consiglio nazionale?

La partita è aperta, come detto. La domanda è: l'iniziativa ha maggiori chance di essere approvata alle urne con o senza controprogetto? Ps e Verdi, che la sostengono, sembrano prediligere lo scenario 'voto secco sull'iniziativa'. Dovrebbero quindi respingere in maniera relativamente compatta la proposta della Conferenza di conciliazione. Non così il gruppo del Centro e quello del Plr, maggioritariamente schierati a favore del controprogetto. Sarà dunque con ogni probabilità l'Udc a fare da ago della bilancia. Molti deputati democentristi sarebbero intenzionati a respingere il controprogetto, ha scritto ieri il 'Tages-Anzeiger'. In tal caso la sorte di quest'ultimo sarebbe segnata. La 'frazione' Udc deciderà tuttavia lunedì quale posizione adottare, ha affermato il capogruppo Thomas Aeschi alla 'Nzz'.

Iniziativa e controprogetto light: cosa li distingue?

Il 'nodo' è la responsabilità civile. Il controprogetto light non contiene alcuna nuova norma in questo senso. In caso di danni all'estero, la 'controllata' straniera della società con sede in Svizzera risponderebbe - come avviene oggi - davanti a un tribunale locale, secondo il diritto del paese in questione. La possibilità che le vittime, in determinati casi, sporgano denuncia in Svizzera esiste già attualmente. Ma è più teorica che altro: le condizioni perché ciò avvenga sono infatti proibitive. L'iniziativa invece prevede una nuova, estesa clausola sulla responsabilità: si applica alle società con sede in Svizzera per le attività delle loro filiali e di tutte le imprese che controllano all'estero (fornitori inclusi). La controproposta del Nazionale, naufragata in conferenza di conciliazione, rappresentava una via di mezzo: avrebbe limitato la responsabilità civile ai danni gravi alla vita e alla proprietà; sarebbe stata applicata unicamente alle società estere giuridicamente controllate (fornitori esclusi, quindi); e avrebbe introdotto una procedura di conciliazione obbligatoria tra le parti prima dell'avvio di una procedura penale, allo scopo di rendere ancor più difficile l'accesso ai tribunali elvetici.

Se l'iniziativa sarà accolta alle urne, la Svizzera come si situerà sul piano internazionale?

Secondo una perizia giuridica commissionata dai promotori dell'iniziativa, la Svizzera non disporrebbe di un quadro giuridico più severo di quello vigente in altri paesi europei come Francia, Paesi-Bassi e Gran Bretagna. A conclusioni diametralmente differenti giunge un'altra perizia realizzata per conto di Economiesuisse: con un 'sì' all'iniziativa, si avrebbe "una regolamentazione speciale" di un "rigore singolare", "unica" e "senza precedenti a livello mondiale". D'altro canto, se andrà in porto il controprogetto light, la Svizzera rischia di essere il fanalino di coda in Europa. Christine Kaufmann, professoressa di diritto all’Università di Zurigo nonché direttrice in seno all’Ocse del gruppo di lavoro sulle imprese responsabili, ha tracciato recentemente un bilancio negativo dell’esperienza fatta in seno all’Ue con l'obbligo di rendiconto; e anche per quanto riguarda il dovere di diligenza, a livello europeo (sia in sede Ue che nei singoli paesi) si tende ad andare verso un obbligo generalizzato, esteso a tutti i settori (anche a quello climatico) e non circoscritto come quello contemplato dal controprogetto light.

Votazione popolare: quali scenari?

Sia i favorevoli che i contrari all'iniziativa e/o al controprogetto hanno buone ragioni per temere una campagna di votazione dai toni accesi, destinata a cristalizzarsi attorno all'opposizione tra economia e società civile, tra interessi commerciali e diritti umani/ambiente. La ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter - 'madrina' del tardivo controprogetto light poi adottato dai 'senatori' - ha dichiarato questa settimana al Consiglio degli Stati che sarebbe rischioso sottoporre soltanto l'iniziativa al popolo. "Questa iniziativa la vinciamo. Di questo sono convinto", ha dichiarato il consigliere nazionale zurighese Balthasar Glättli, presidente in pectore dei Verdi. L'ex 'senatore' Dick Marty, co-presidente del comitato d'iniziativa, in questi giorni s'è ancora detto "molto fiducioso", forte di un ampio e variegato sostegno popolare (120 Ong, un comitato di imprenditori, quasi 200 esponenti politici 'borghesi', le organizzazioni ecclesiastiche, 350 comitati locali con migliaia di volontari, quasi 50mila bandiere arancioni appese ai balconi in tutto il paese). Secondo un sondaggio dell'Istituto Link pubblicato a fine maggio dai giornali del gruppo Tamedia, il 78% degli svizzeri sarebbero favorevoli al testo. Ma un altro sondaggio commissionato allo stesso istituto da Swissmen, organizzazione mantello dell'industria delle macchine, dà il 'sì' all'iniziativa al 46%, il 'no' al 24% e un 30% di indecisi. "L'iniziativa ha probabilmente un sostegno minore nella popolazione di quanto i promotori riconoscano", ha dichiarato il presidente del Ppd Gerhard Pfister al 'Tagi'. Vedremo in autunno.

 

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