Svizzera

Malmessi gli ospedali sotterranei svizzeri

Costruiti durante la Guerra Fredda sono ormai in condizioni inadeguate

29 maggio 2020
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Gli ospedali sotterranei, i cui impianti risalgono alla Guerra fredda, si trovano in uno stato che lascia a desiderare. I loro equipaggiamenti sono obsoleti e manca il personale per gestirli. È quanto emerge da una perizia del Controllo federale delle finanze (CDF) pubblicata oggi.

Ad eccezione di Israele, la Svizzera è il solo Paese a disporre di questo tipo di ospedali e posti sanitari sotterranei, utilizzati in caso di conflitto armato o di catastrofe. Novantaquattro ospedali e 248 posti sanitari erano repertoriati a fine 2018, rileva la perizia del CDF.

Tali siti sono finanziati dalla Confederazione - che versa in media 2,45 milioni di franchi all'anno per la loro manutenzione e la loro gestione - e dai cantoni. Le spese a carico degli ospedali non sono invece noti.

Tali impianti sono in gran parte vetusti e gli equipaggiamenti non versano in buono stato. Esistono problemi di umidità e di infiltrazione o di canalizzazioni difettose. Gli spazi sono talvolta utilizzati per stoccare del materiale usato o archivi oppure quali spogliatoi.

Taluni cantoni vi hanno fatto ricorso durante passate campagne di vaccinazioni con rischio di pandemia e le truppe sanitarie dell'esercito vi si allenano, sottolinea il CDF.

Secondo il Controllo delle finanze, tali impianti hanno il merito di esistere e vanno utilizzati se sono in buono stato. Il loro rinnovo e investimenti in tale ambito sono stimati in 4,5 milioni di franchi per ospedale, per una somma complessiva che si avvicina ai 400 milioni.

Se occorre rinnovarli, bisogna dapprima rivedere la strategia attuale, stando alla perizia. Il CDF propone di integrarli negli scenari di gestione di catastrofi dei cantoni.

La maggioranza delle strutture, 55 ospedali e 229 centri sanitari, sono dichiarate inattive. Vengono quindi utilizzate soltanto in caso di guerra. Sono ubicate nella metà settentrionale della Svizzera, tra Basilea, Lucerna e Sargans (SG). Questa ripartizione è incoerente, rileva il CDF.

Spetta ai cantoni decidere quali impianti sono ancora attivi o inattivi. Così taluni hanno soltanto ospedali inattivi e altri li mantengono attivi sulla carta. Sette impianti dispongono di uno statuto speciale. Possono rendere gli spazi sotterranei operativi in caso di urgenza, ciò che rappresenta una riserva di 800 letti protetti.

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