Svizzera

Al lavoro da casa devono essere riconosciute anche le spese

Il Tribunale federale dà ragione a un'impiegata che reclamava una partecipazione al pagamento dell'affitto

24 maggio 2020
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I costi di produzione devono restare a carico del datore di lavoro. È riassumibile così il senso della sentenza emessa dal Tribunale federale il 23 aprile scorso, che dava ragione alla dipendente di una fiduciaria zurighese nella sua richiesta di vedere riconosciute, e indennizzate, le spese sostenute per lavorare da casa. 

Il caso, reso noto ieri dalla SonntagsZeitung, risale al 2019, ma ha una evidente analogia con la situazione in cui si trovano oggi migliaia di dipendenti, costretti a casa (o rimastivi per propria scelta) dalla necessità di evitare il contagio, pur continuando a lavorare. Nella fattispecie, l’impiegata reclamava il riconoscimento delle spese derivanti dall'avere adibito a ufficio una parte del proprio appartamento, dove lavorava, non avendo una propria postazione nella sede della società. Dopo un primo rifiuto, la donna si è rivolta al Tribunale federale, che le ha dato ragione, intimando che le venga riconosciuto un indennizzo di 150 franchi mensili.

La sentenza è presumibilmente destinata a generare, se non giurisprudenza, quantomeno un nuovo dibattito sulle problematiche poste dalle nuove forme di lavoro (con la pletora di nomi che vengono loro assegnati: homeoffice, homeworking, telelavoro, smartworking..), imposte soprattutto nella nuova condizione determinata dalla pandemia. Migliaia di dipendenti sono cioè stati invitati (anche su sollecitazione delle autorità pubbliche) o hanno dovuto trasformare parte della propria abitazione in luogo di lavoro, assumendone di fatto parte dei costi. Una problematica ben nota, ormai, che talvolta sconfina in un vero e proprio trasferimento degli oneri di produzione sul dipendente stesso. 

È d’accordo su questo elemento il segretario di Unia Ticino Giangiorgio Gargantini che, pur non esprimendosi sul caso oggetto della sentenza, considera: ”Se il lavoro da casa dovesse diventare qualcosa di strutturale dovrà essere sottoposto a tutti gli obblighi per i datori di lavoro”. Obblighi che si traducono “in quelli contrattuali, come i tempi di lavoro e il loro controllo, fino a questioni tecniche di spazio, come una sedia ergonomica, il computer e la messa a disposizione di tutti i mezzi tecnici necessari che si avrebbero in ufficio”. Di qui a dovere immaginare, negoziare e mettere su carta un contratto di lavoro ad hoc, il passo è breve. E i tempi sono maturi.

 

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