Svizzera

Via libera alla riorganizzazione 'di compromesso' di Agroscope

Il Consiglio federale ha approvato la nuova impostazione, che include anche la stazione di Cadenazzo

Parmelin (Keystone)
8 maggio 2020
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Riorganizzarsi per affrontare le imminenti sfide nel campo della ricerca agricola moderna. È il piano di realizzazione adottato oggi dal Consiglio federale per la stazione di ricerca Agroscope da cui il governo si attende maggiore efficienza.

La riforma, elaborata assieme ai Cantoni e alle parti interessate, comporterà un calo dei costi infrastrutturali e d’esercizio di Agroscope e, grazie alle risorse che si libereranno, un aumento dei fondi per la ricerca e gli scambi scientifici con gli ambienti professionali, promette una nota del Dipartimento federale dell'economia.

«La crisi del coronavirus ha dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, quanto è importante avere un settore agricolo forte in Svizzera», ha fatto notare il consigliere federale Guy Parmelin durante la conferenza stampa a Berna.

Le sfide

Il settore agroalimentare si trova attualmente ad affrontare importanti sfide. La riorganizzazione di Agroscope, il potenziamento della rete di contatti e gli scambi scientifici con gli ambienti professionali forniranno contributi importanti in questo senso.

In futuro Agroscope comprenderà quindi un campus di ricerca centrale a Posieux (Friborgo), due centri di ricerca regionali, uno a Changins (Vaud) e uno a Reckenholz (Zurigo), e varie stazioni sperimentali decentralizzate (portate da sette a sei), tra cui una a Cadenazzo. In queste si svolgeranno attività di ricerca applicata a livello locale in stretta collaborazione con il settore agricolo, i partner della formazione e della formazione continua e i consulenti.

Meno costi, più efficienza

La realizzazione del piano comporterà una riduzione dei costi infrastrutturali e d’esercizio e permetterà di conseguire progressivamente guadagni di efficienza. Con i fondi che si libereranno potranno essere finanziati già dal 2021 i primi posti di ricerca supplementari, destinati alle imminenti sfide di una produzione alimentare sostenibile. Entro il 2028 questi guadagni di efficienza ammonteranno complessivamente a circa 60 milioni di franchi e, a partire da quell’anno, a circa 13 milioni all’anno.

Rispetto allo status quo, la realizzazione della strategia implica la necessità di effettuare investimenti anticipati e concentrati. A lungo termine sarà tuttavia necessario un minor volume di investimenti. Entro il 2028 una parte dei guadagni di efficienza sarà inoltre impiegata per coprire gli investimenti anticipati, il che comporterà un ulteriore sgravio per il bilancio della Confederazione.

Con i rimanenti guadagni di efficienza Agroscope potrà affrontare le imminenti sfide nel campo della ricerca agricola moderna. Entro il 2028 potranno ad esempio essere impiegati altri 30 milioni per l’allestimento di stazioni sperimentali e per il potenziamento della ricerca nei settori della sicurezza alimentare, della protezione fitosanitaria alternativa, dell’impatto ambientale, della sostenibilità economica e delle aspettative della società. Ciò contribuirà a ridurre l’inquinamento ambientale. A partire dal 2028 i guadagni di efficienza andranno interamente a beneficio della ricerca agricola praticata da Agroscope.

Il Parlamento non ci sta

In un primo momento, il Consiglio federale avrebbe voluto centralizzare a Posieux (Friborgo) l'istituto attualmente suddiviso in diversi cantoni e di tagliare del 20% il budget. L'Unione svizzera dei contadini (Usc), spalleggiata da molti deputati, temeva la soppressione di 600 impieghi. L'Usc aveva inoltre stigmatizzato la mancanza di concertazione con gli ambienti interessati.

Il Parlamento si era attivato per evitare un'eccessiva centralizzazione e il taglio delle risorse, facendo cambiare idea al governo.

La situazione attuale

Oggi la stazione di ricerca Agroscope è suddivisa in tre sedi equivalenti - Posieux (Friborgo), Changins (Vaud) e Reckenholz (Zurigo) - e sette stazioni specializzate in tutto il Paese. I parallelismi che ciò comporta a livello di infrastrutture di ricerca implicano elevati costi operativi e infrastrutturali e ostacolano le sinergie, secondo l'esecutivo. Da qui l'idea di cambiare.

La soluzione escogitata offrirebbe il miglior equilibrio tra incremento dell'efficienza (in particolare per le infrastrutture), rispetto delle differenze linguistiche, fattibilità e sinergie a livello di ricerca interdisciplinare.

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