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Didier Pittet, inventore del disinfettante democratico

Intervista al medico che ha diffuso la soluzione idroalcolica, e non l'ha brevettata perché voleva fosse di tutti

(Chappatte)
1 aprile 2020
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Le direttive per proteggerci dalla trasmissione del coronavirus sono chiare: dobbiamo tenerci a distanza, evitare le strette di mano, starnutire o tossire in un fazzoletto monouso o nella piega del gomito. Bisogna evitare i gruppi, restare quanto più possibile a casa. In caso di sintomi d’influenza telefonare al medico o alla hotline invece di recarci al pronto soccorso. Le mani vanno lavate spesso e con cura per impedire il contagio quando ci tocchiamo la bocca, il naso o gli occhi. «Se dovessi dare un solo consiglio, direi di osservare scrupolosamente queste direttive. In più è necessario limitare i nostri spostamenti allo stretto necessario. Non è il virus che circola, sono le persone che lo fanno circolare» afferma Didier Pittet, professore di epidemiologia a capo del servizio di prevenzione delle infezioni all’ospedale universitario di Ginevra (Hug) e collaboratore dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.

All’igiene delle mani per impedire la propagazione di virus e microbi, Didier Pittet ha consacrato una vita. Se il gel per disinfettarsi le mani è accessibile ed è ampiamente usato, lo dobbiamo al suo impegno. Un lavoro di ricerca con cui ha dimostrato che la soluzione idroalcolica è molto più efficace rispetto al sapone antisettico. Negli anni ’90 è stata introdotta all’HUug – che ne ha sviluppato la formula – quale strumento di una strategia contro le infezioni nosocomiali, ovvero le infezioni contratte all’ospedale che toccano 70mila pazienti all’anno in Svizzera,dei quali 2mila muoiono. Un piano adottato dall’OMS e promosso a livello mondiale che permette di salvare 8 milioni di vite all’anno.

La soluzione idroalcolica si democratizza nel 2009 con l’emergenza dell’influenza H1N1. L’Oms organizza un congresso a Ginevra e ai 3mila partecipanti viene consegnato il kit dell’Hug, comprendente mascherine igieniche, soluzione idroalcolica e istruzioni per l’uso. Didier Pittet ha deciso di non brevettare il gel affinché l’Oms potesse renderlo accessibile ovunque, soprattutto nei paesi in via di sviluppo confrontati con gravi difficoltà d’accesso all’acqua potabile. Se avesse incassato un solo centesimo per ogni flacone venduto, sarebbe multimilionario. Ma l’impegno di Pittet non è mai stato dettato dal denaro.

Fin dall’inizio dell’epidemia insiste sull’igiene delle mani. Perché?

Il coronavirus può essere eliminato lavandosi le mani con acqua e sapone. La soluzione idroalcolica è perciò utile quando si esce di casa. Degli spostamenti che ora dobbiamo limitare al massimo, per fare la spesa o andare in farmacia perché non sempre abbiamo accesso a un lavandino. Bisogna usarla prima di entrare in uno stabile pubblico per proteggere gli altri e quando si esce per proteggersi. È molto utile che i supermercati e altri commerci di prima necessità lo abbiano messa a disposizione. Usiamola, ma per frenare l’epidemia da sola non basta. La situazione è allarmante. Dobbiamo tenere le distanze, restare a casa, evitare i contatti sociali.

Il gel idroalcolico va a ruba, ma ci sono più casi in cui viene venduto a più di 13 franchi per 100ml: che ne pensa?

Non l’abbiamo brevettato proprio per impedire questi prezzi, affinché fosse accessibile a tutti. La Francia, con un'ottima iniziativa, per decreto ne ha limitato il prezzo a 3 euro per 100ml. È ragionevole, visto che produrne 150ml costa circa 1,50 franchi. Capisco che ci sia un mercato, ma i margini non devono essere sconsiderati. Dalla popolazione attendo responsabilità e senso civico e che si approvvigioni pensando anche agli altri. Questo vale pure per i commercianti e i farmacisti. Deploro i furti, segnalati in più ospedali: dei fatti deprecabili e assolutamente inaccettabili. Il personale curante ha imperativamente bisogno del gel per la cura di tutti pazienti ricoverati, non solo affetti da Covid-19. Ora c’è anche una carenza di flaconi per cui ricordo di non buttarli, serviranno per riempirli nuovamente.

Si è molto mobilitato per sensibilizzare i giovani. Perché?

Vista l’avanzata allarmante dell’epidemia è fondamentale coinvolgerli, renderli partecipi della prevenzione affinché anche loro adottino alla lettera le misure. I giovani possono pensare a torto che il coronavirus tocchi solo gli adulti o le persone anziane. Ho osservato molta incoscienza, giovani che hanno organizzato feste, incontri. Sottolineo che possono essere dei portatori inconsapevoli e senza sintomi del coronavirus e contagiare gli altri. Per fortuna le patologie, la malattia e le complicazioni della Covid-19 li colpiscono in misura nettamente inferiore rispetto a chi è in età avanzata. È però fondamentale che siano coscienti del fatto che possono contagiare i genitori, i nonni, chi soffre di malattie croniche o loro amici malati. Ho contattato Patrick Chappatte che ha realizzato un fumetto destinato proprio a loro. Abbiamo coinvolto dei giovani umoristi romandi e Le Grand JD, uno youtuber, che hanno un grandissimo seguito fra i ragazzi e le ragazze. Hanno prodotto dei video che hanno già ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni. Moltissimi giovani e adolescenti hanno capito che per ora è meglio rinunciare a strette di mano e ai baci. Si salutano con il gomito, con un check delle scarpe. È positivo, ma non ancora sufficiente. Devono agire tutti per il bene di tutti. Per frenare questa pandemia dobbiamo dimostrare una grande solidarietà collettiva e tra le generazioni, per cui anche quelle più giovani sono chiamate a fare la loro parte.

 

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