Svizzera

Coronavirus, 'chiudere le frontiere sarebbe inefficace'

Daniel Koch, capo della Divisione malattie trasmissibili dell’Ufsp, ha invitato alla calma per quanto riguarda il possibile rischio di contagio per il Ticino

Le Ffs per il momento non prevedono d'interrompere il traffico internazionale verso l'Italia (Keystone)
23 febbraio 2020
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L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) segue da vicino l’evoluzione della situazione in Italia, ma per il momento non ritiene necessario introdurre misure supplementari. La Confederazione, precisa l’Ufsp, non prende posizione sulle misure messe in atto da altri Paesi. Tuttavia considera che i focolai presenti sul territorio italiano “debbano ora essere controllati con tutti i mezzi”. Ai microfoni della Srf Daniel Koch, capo della Divisione malattie trasmissibili dell’Ufsp, ha invitato alla calma per quanto riguarda il possibile rischio di contagio per il Ticino. La situazione è preoccupante nel nord Italia, ma si tratta di focolai locali ed è ancora troppo presto per parlare di un’ondata dilagante verso la Svizzera. Anche se in Ticino è stata ventilata l’idea di chiudere le dogane, secondo Koch, controlli più severi alle frontiere sarebbero inefficaci. Ha spiegato che in caso di un’epidemia in Europa sarebbe impossibile fermare la diffusione del virus, poiché il continente è troppo fortemente interconnesso.

Le Ffs dal canto loro al momento non prevedono di dover intervenire sul traffico internazionale verso l’Italia. “Siamo in stretto contatto con l’Ufsp e seguiamo le sue raccomandazioni”, spiega Danielle Pallecchi, portavoce dell’ex regia federale.

Finora, tuttavia, nessuno dei campioni analizzati nella Confederazione è risultato positivo al Covid-19, nonostante un totale di almeno 280 casi sospetti. Sembra però essere solo questione di tempo: l’Ufsp, sul suo sito web, informa che le autorità “si preparano a possibili scenari in caso di ulteriore diffusione del virus.

Quarantena revocata

L'UFSP ieri pomeriggio ha reso noto di aver revocato la quarantena nei confronti dei dodici svizzeri che erano a bordo della nave da crociera MS Westerdam. Stando alle ultime informazioni, non si sono verificati casi positivi.

Le dodici persone sotto osservazione erano in quarantena nei loro rispettivi cantoni di residenza. Dalla nave, che era approdata in Cambogia, sono stati fatti scendere centinaia di passeggeri, ritenuti sani. In un secondo momento però una persona, che non risiede in Svizzera, è stata trovata infetta. Da qui il provvedimento deciso in via precauzionale per chi era a bordo.

Attualmente, in quarantena ci sono cinque cittadini svizzeri rientrati venerdì dalla provincia cinese dell'Hubei, epicentro del contagio. Il volo di ritorno in Europa è stato organizzato dalla Francia. Insieme a due loro parenti di passaporto cinese svolgeranno il periodo in isolamento nella Confederazione.

I primi rimpatri di cittadini svizzeri risalgono all'inizio di febbraio, sempre in collaborazione la Francia. In quell'occasione però, gli interessati erano stati sottoposti a due settimane di quarantena nei pressi di Marsiglia.

Infine, i due passeggeri svizzeri che erano a bordo della Diamond Princess hanno finito la scorsa settimana il periodo di quarantena di due settimane e hanno potuto lasciare la nave da crociera, ferma dall'inizio di febbraio nella baia di Yokohama, in Giappone. Dovrebbero rientrare in Svizzera a breve, anche se le autorità non hanno indicato una data precisa. I due dovranno fare un nuovo periodo in isolamento una volta giunti nella Confederazione.

 

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