Svizzera

Non è un terrorista, ma rischia l'internamento

Vodese, scagionato per legami con l'Isis, è stato processato al Tribunale penale federale di Bellinzona per aver aggredito un secondino

A processo a Bellinzona (archivio Ti-Press)
17 febbraio 2020
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Arrestato nel giugno 2017 per presunto sostegno ad Al Qaida e Isis, un vodese è stato scagionato dall'accusa di legami con gruppi terroristici. A processo davanti al Tribunale penale federale (Tpf), l'uomo, che soffre di schizofrenia, rischia però di finire in una struttura chiusa per aver aggredito una guardia durante la sua detenzione.

Oggi, durante la sua requisitoria, la procuratrice federale Juliette Noto ha sottolineato che l'imputato, uno svizzero sulla trentina nato in Serbia, non ha alcuna relazione con l'estremismo di matrice islamica. "Nessuna prova di radicalizzazione è stata stabilita, anche se nel suo domicilio sono stati ritrovati un Corano e un manuale sull'islam, oltre a degli scritti di Hitler". L'accusa in questo senso era già stata abbandonata lo scorso ottobre, ma l'incarcerazione del protagonista della vicenda, fermato in seguito a un alterco in un esercizio pubblico di Losanna, era stata prolungata due volte per la sua pericolosità.

Ha aggredito una guardia

L'uomo, divorziato e padre di due bambini, deve comunque rispondere di un'aggressione effettuata il 21 settembre 2018 ai danni di una guardia. Mentre si trovava dietro le sbarre nella prigione losannese di Bois-Mermet, aveva infatti colpito con un pugno il dipendente del carcere durante la distribuzione di un pasto.

L'atto d'accusa menziona un tentativo di strangolamento, che implica il reato di esposizione a pericolo della vita altrui. Davanti alla corte, l'uomo ha ribadito che si sentiva costantemente perseguitato e preso di mira dalla guardia, che lo provocava e lo prendeva in giro.

Il vodese ha negato lo strangolamento, precisando che si trattava solamente di una presa di judo. Ha inoltre riconosciuto che la sua malattia - soffre di seri disturbi della personalità - gli ha provocato manie di persecuzione e si è detto cosciente della necessità di essere curato.

Uno psichiatra ha confermato la gravità della patologia, una forma di schizofrenia paranoide. Stando allo specialista, se all'interessato venisse sospeso il trattamento farmacologico vi sarebbe il rischio di una ricaduta di tipo violento.

La sentenza verrà pubblicata

La procuratrice ha dunque riconosciuto la totale irresponsabilità dell'imputato, chiedendo per lui il piazzamento in uno stabilimento chiuso. L'uomo ha invece domandato di restare in libertà, temendo di non uscire più dalla struttura in cui verrebbe collocato. Il Tpf pubblicherà prossimamente la sentenza.

L'avvocato difensore ha respinto il reato contestato al suo cliente, stimando che la guardia non è mai stata in pericolo di morte. Dato che l'atto d'accusa non rimprovera al suo assistito lesioni personali, ha richiesto l'assoluzione, oltre a 92'520 franchi di indennizzo per detenzione ingiustificata a partire dal 21 settembre 2018. All'imputato è già stato riconosciuto un risarcimento per il tempo passato in carcere quando era sospettato di sostegno a gruppi terroristici.

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