Svizzera

Renens, attivisti pro clima alla sbarra

Sono dodici e nel 2018 avevano occupato una sede di Credit Suisse, ritenendo la sua politica dannosa per l’ambiente

7 gennaio 2020
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Da stamattina dodici attivisti per il clima sono alla sbarra a Renens, nel canton Vaud,  per aver occupato la sede di Credit Suisse a Losanna nel 2018. Si tratta del primo processo di questa portata in Svizzera dall’inizio delle manifestazioni a favore dell’ambiente. La sentenza è attesa per lunedì prossimo.

Il 22 novembre del 2018 gli attivisti travestiti da giocatori di tennis avevano condotto un’azione di protesta, durata circa un’ora e mezza, nella sede losannese di Credit Suisse. In questo modo volevano denunciare “l’ipocrisia di una banca che utilizza l’immagine positiva di Roger Federer nelle sue campagne, perseguendo al tempo stesso una politica di investimenti dannosi per l’ambiente”, come per esempio nel controverso oleodotto nello stato statunitense del Sud Dakota.

La primavera scorsa il primo decreto d'accusa

La banca aveva quindi deciso di sporgere denuncia e nella primavera del 2019 i dodici attivisti sono stati condannati tramite decreto d’accusa a 30 aliquote giornaliere sospese per due anni e a multe dai 400 ai 600 franchi ciascuno – convertibili in 13-20 giorni di reclusione – per violazione di domicilio e resistenza agli ordini della polizia. Sommando le multe e i costi processuali la fattura ammonterebbe a 21’600 franchi. Gli attivisti hanno quindi deciso di fare ricorso e per questo motivo ora si tiene il processo.

In aula tra i 50 e i 60 simpatizzanti degli imputati

Il presidente del tribunale ha previsto tre giorni di dibattimento, aspettandosi l’arrivo di numerose persone interessate all’evento. E infatti ieri in sala erano presenti in aula tra i 50 e i 60 simpatizzanti degli imputati, che fanno parte del movimento ecologista Lausanne Action Climat. Un prima giornata caratterizzata dalla presenza di due testimoni emblematici: la ricercatrice in climatologia e professoressa al politecnico di Zurigo Sonia Seneviratne e Jacques Dubochet, premio Nobel per la chimica nel 2017. Entrambi hanno sottolineato l’influenza delle energie fossili sulle emissioni di CO2. Va ricordato che da circa un anno Dubochet sostiene attivamente i numerosi giovani che sono scesi nelle strade per manifestare a favore del clima.

Significativo è anche il fatto che gli attivisti, di età compresa tra i 21 e 34 anni, sono difesi da un collettivo di 13 avvocati che si sono messi a disposizione gratuitamente, perché convinti della legalità della loro azione. Sostengono, in particolare, che abbiano agito in seguito a uno stato di necessità, giustificato dall’emergenza climatica. Sono quindi da considerare come ‘allertatori’ e non criminali.

Credit Suisse: 'Attacco illegittimo'

Da parte sua Credit Suisse non era presente al processo. Contattata da Keystone-Ats, la banca ha sottolineato che reputa importante la lotta al riscaldamento globale. Per questo motivo intende allineare “il portafoglio degli investimenti agli accordi di Parigi sul clima”. Proprio a metà dicembre Credit Suisse aveva deciso di abbandonare il carbone, non fornendo “più alcun tipo di finanziamento mirato allo sviluppo di nuove centrali”. La banca ha poi precisato che rispetta il diritto alla libertà di espressione, ma che non tollera alcun attacco illegittimo alle sue sedi. E ciò indipendentemente dai motivi che hanno spinto gli autori.

Azioni simili a quella di Losanna si sono svolte lo stesso giorno a Basilea e Ginevra. Nella città renana, tuttavia, gli attivisti hanno protestato non nei locali di Credit Suisse, ma sul marciapiede davanti alla sede. Inoltre, la polizia non era intervenuta. Nei prossimi mesi dovrebbero comunque svolgersi altri processi di questo tipo.

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