Svizzera

Mutilazioni genitali, la Rete continuerà fino al 2021

Prolungato il mandato del progetto finanziato dall'Ufficio federale della sanità pubblica per offrire servizi e consigli alle donne interessate

Una pratica da bandire
12 dicembre 2019
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La Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili potrà continuare i suoi lavori almeno fino al 2021: il suo mandato è infatti stato prolungato. In Svizzera 15'000 ragazze e donne sono minacciate o colpite dalla pratica delle mutilazioni genitali. Il progetto, finanziato dall'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) e dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) sarebbe scaduto formalmente a fine 2019. Entrambi gli enti - ha confermato oggi alla Keystone-Ats l'ufficio federale - hanno deciso di prolungare il mandato fino all'estate 2021.

Il progetto, "Misure contro le mutilazioni genitali femminili 2016-2019", è stato fondato nel 2016 su incarico della Confederazione da Caritas Svizzera, Terres des Femmes Svizzera, Salute sessuale svizzera e dal Centro svizzero di competenza per i diritti umani. Il suo finanziamento è assicurato per mezzo del Credito federale d'integrazione nell'ambito del Programma migrazione e salute. In Svizzera le mutilazioni genitali sono considerate gravi lesioni fisiche. Dal primo luglio 2012 il Codice penale vieta questo tipo di pratica. La minaccia di subire mutilazioni genitali per le donne può valere quale motivo di fuga.

La Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili offre un'ampia gamma di servizi e consigli alle donne interessate, ma anche ai professionisti alle prese con questa problematica. Finora sono stati formati oltre 1200 esperti del settore sociale, dell'asilo e della sanità. Le donne e le ragazze che fuggono in Svizzera perché minacciate o colpite da mutilazioni genitali provengono in particolare da Etiopia, Eritrea, Somalia ed Egitto.

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