Svizzera

Elezioni federali, effetti collaterali di una débàcle

L’inattesa uscita di scena di Filippo Lombardi obbliga il Ppd a trovare un nuovo capogruppo. E il ‘ministro’ degli Esteri Cassis perde uno dei più solidi argini

Un'esclusione clamorosa per sole 45 schede (Ti-Press)
19 novembre 2019
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Ha perlomeno due effetti collaterali sulla politica federale lo storico ribaltone ticinese al ballottaggio per il Consiglio degli Stati. L’inattesa uscita di scena di Filippo Lombardi obbliga il Ppd a trovare un nuovo capogruppo. E a tre settimane dal rinnovo del Consiglio federale, il ‘ministro’ degli Esteri Ignazio Cassis perde uno dei più solidi argini in Parlamento alle velleità dei Verdi, che venerdì decidono cosa fare. 

In Ticino “i poli affossano il centro” (cfr. ‘laRegione’ di ieri). Marco Chiesa (Udc) e Marina Carobbio (Ps) scalzano dal Consiglio degli Stati quel peso massimo della politica federale che è Filippo Lombardi (Ppd) e occupano la poltrona lasciata libera da Fabio Abate (Plr), sbarrando la strada al suo successore designato (Giovanni Merlini). Il cantone Sudalpino ha la sua prima ‘senatrice’. Il Plr scompare dalla Camera alta, dov’era presente ininterrottamente dal 1893. “Un’elezione tabula rasa”, l’ha chiamata il ‘Tages-Anzeiger’. Un’elezione dal duplice effetto collaterale Oltralpe: il Ppd deve trovarsi in fretta un nuovo capogruppo; e al ‘ministro’ degli Esteri ticinese Ignazio Cassis, ormai nel collimatore dei Verdi, viene a mancare uno dei più solidi sostegni in Parlamento in vista del rinnovo del Consiglio federale in programma l’11 dicembre.

Lo storico ribaltone ticinese non tragga in inganno. Domenica, terza e penultima tornata di ballottaggi, una cosa la si è capita. Il Consiglio degli Stati esce per molti versi rinnovato da queste elezioni: ringiovanito, più femminile, senza un numero eccezionalmente elevato di senatori che si ripresentavano (oltre a Lombardi, anche Beat Vonlanthen del Ppd a Friburgo e Werner Hösli dell’Udc a Glarona) e con una pressoché inedita presenza di personalità prive di esperienza a livello federale (i ‘verdi’ Céline Vara e Mathias Zopfi, la liberale-radicale Johanna Gapany). Politicamente, tuttavia, la Camera alta resterà anche stavolta quella di sempre. Stabilità a destra (Udc) e a sinistra (le perdite del Ps sono compensate dal guadagno dei Verdi), il centro (Ppd; e mettiamoci pure il Plr) leggermente indebolito. Non è detto che l’onda verde si sia già esaurita: a Basilea-Campagna l’ecologista Maya Graf se la gioca ad armi pari con Daniela Schneeberger del Plr; più difficile il compito di Ruth Müri nel Canton Argovia. Ma qualsiasi cosa capiti, i quattro seggi ancora da attribuire nei restanti tre ballottaggi di domenica (si vota anche a Svitto) non cambieranno fondamentalmente gli equilibri partitici alla Camera alta. La regola si conferma: “Al Consiglio nazionale possono esserci polarizzazione (1995-2007), un nuovo centro (2011), uno slittamento verso destra (2015) o onde verdi – il Consiglio degli Stati al contrario resta, elezione dopo elezione, là dove è quasi sempre stato: saldamente in mano al Ppd” (il geo-politologo Michael Hermann sulla ‘Nzz’, 16 ottobre 2019).

Un successore per il senatore ticinese

Proprio il Ppd deve ora fare i conti con la clamorosa esclusione (per 45 schede!) del suo capogruppo Filippo Lombardi. Alla trombatura eccellente i giornali svizzerotedeschi e romandi hanno dato ieri grande rilievo. Il partito di Gerhard Pfister è costretto a trovare un successore al senatore ticinese, che presiede la ‘frazione’ popolare-democratica dal gennaio del 2014. Si deciderà nei prossimi giorni come assicurare la successione, ma una soluzione provvisoria dovrebbe entrare in vigore già questa settimana se possibile, ha detto ieri il portavoce del partito, Michaël Girod, all’agenzia Keystone-Ats. È probabile che il vice di Lombardi, il consigliere nazionale lucernese Leo Müller, assuma ad interim la guida del gruppo, recentemente rimpolpato con l’inclusione dei deputati di Pbd (3) e Pev (3) e ribattezzato ‘Gruppo del centro’. Tra i pretendenti al posto di Lombardi vi sarebbero, stando al ‘Tagi’, lo stesso Müller nonché i consiglieri nazionali Stefan Müller-Altermatt (So) ed Elisabeth Schneider-Schneiter (Bl). L’estromissione di Lombardi giunge in una fase delicata, in pieno passaggio da una legislatura all’altra. All’Assemblea federale la frazione popolare-democratica avrà un ruolo decisivo se i Verdi decideranno – l’11 dicembre o più in là – di attaccare il secondo seggio in governo del Plr, quello di Ignazio Cassis. Lombardi domenica alla ‘Nzz am Sonntag’ aveva ribadito il suo sostegno al conterraneo, una posizione che avrebbe influito non poco sulle valutazioni del gruppo. Ma adesso che il consigliere agli Stati è uscito di scena, le cose potrebbero anche mutare.

Tutti i partiti attendono le mosse dei Verdi. La presidente Regula Rytz e altri esponenti ecologisti di spicco hanno più volte ribadito di voler rivendicare una poltrona in Consiglio federale. Finora, però, non hanno detto quando lo faranno (l’11 dicembre? In occasione del prossimo ritiro? Tra quattro anni?), né con quale o quali candidati/e (la stessa Rytz, ‘libera’ dopo la mancata elezione agli Stati?). Ieri i Verdi hanno invitato i media a un ‘point de presse’: il capogruppo Balthasar Glättli vi illustrerà “la strategia per l’elezione del Consiglio federale dell’11 dicembre”. L’appuntamento è a Palazzo federale per venerdì alle 16, al termine della seduta del gruppo.

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