Svizzera

Carlos dovrà seguire una terapia stazionaria

Il tribunale di Zurigo ha condannato il 24enne a 4 anni e 9 mesi di detenzione. La pena è stata sospesa per permettergli di seguire le cure

Keystone
6 novembre 2019
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Processato a Zurigo per una serie di aggressioni ai danni di secondini, poliziotti e altri detenuti, il giovane delinquente noto con il soprannome di 'Carlos' dovrà seguire una terapia stazionaria in una struttura chiusa.

Il Tribunale distrettuale di Dielsdorf (ZH), che per motivi di spazio si è riunito a Zurigo, ha fissato oggi una pena di 4 anni e nove mesi di detenzione, ma la condanna è stata sospesa in favore di una misura terapeutica stazionaria.

Il 24enne "Carlos" – che oggi preferisce essere chiamato con il suo nome di battesimo, ossia Brian – doveva rispondere in questo processo alle accuse di danneggiamento, lesioni personali gravi nonché minacce e violenza contro le autorità e funzionari.

La misura terapeutica stazionaria è conosciuta nel gergo giudiziario anche come "piccolo internamento". La sentenza non è ancora definitiva. In attesa degli eventuali ricorsi, Brian alias 'Carlos', rimarrà in ogni caso in regime di carcerazione di sicurezza almeno fino al 6 maggio 2020.

Il giovane è attualmente detenuto nel penitenziario di Regensdorf (ZH). Una settimana fa si era rifiutato di comparire in aula. Il giudice, dopo un primo intervento di un'unità speciale della polizia, si era presentato di persona nella sua cella nel tentativo di convincerlo a far fronte alle proprie responsabilità, ma invano.

Il procuratore pubblico aveva chiesto la misura dell'internamento ordinario, sottolineando la pericolosità del 24enne, che per anni ha seguito corsi di "boxe thailandese". La difesa si era battuta per una normale pena detentiva.

Il giovane – che ha alle spalle una lunga storia di delinquenza – era finito sotto i riflettori della cronaca nell'agosto 2013. La tv svizzero-tedesca SRF aveva allora messo in onda un documentario nel quale si riferiva di misure di presa a carico nei suoi confronti che comprendevano anche lezioni di "boxe thailandese" e costavano circa 29'000 franchi al mese.

La vicenda aveva sollevato un ampio dibattito e scosso anche la politica. Ad essa era stata attribuita in seguito la mancata rielezione dell'allora capo del Dipartimento di giustizia zurighese Martin Graf (Verdi), vittima a suo dire delle "esagerazioni dei media".

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