Svizzera

Gran parte della popolazione teme di essere spiata online

Più della metà degli svizzeri limita le ricerche su contenuti politici sensibili e si trattiene dall'esporre i propri interessi, sentimenti o opinioni

24 ottobre 2019
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Oltre la metà degli svizzeri che navigano online rinunciano spontaneamente a compiere alcune ricerche o a fornire il proprio parere perché pensano di essere sorvegliati. È quanto emerge da un'inchiesta dell'Università di Zurigo pubblicata oggi, secondo cui, inoltre, essere spiati in rete è fonte di inquietudine per circa un utente su due.

Stando al sondaggio infatti, il 43% delle 1'122 persone interrogate ritiene che la sorveglianza su internet sia nefasta per la società. Una percentuale simile – il 45% – afferma di essere preoccupata dal fatto che grosse aziende come Facebook possano violare la sfera privata.

La conseguenza di ciò è una sorta di autocensura, precisa in un comunicato l'ateneo zurighese. Il 59% degli interpellati afferma infatti di frenasi nelle ricerche, per esempio riguardo a contenuti politici sensibili, mentre il 56% si trattiene dall'esporre i propri interessi, sentimenti o opinioni.

Secondo il responsabile dello studio, Michael Latzer, tutto ciò è un problema in un contesto democratico. "Si tratta di una minaccia per l'espressione dei diritti fondamentali", afferma, citato nella nota.

L'indagine, svolta per la quinta volta dal 2011, mostra che nel 2019 in Svizzera vi sono solo 340mila persone che non utilizzano assolutamente internet. Il 92% della popolazione è presente sul web, quota che raggiunge di fatto il 100% fra gli under 50.

La durata di utilizzo medio è raddoppiata rispetto a otto anni fa e si situa a 25 ore settimanali. Nello stesso lasso di tempo, il numero di non utilizzatori si è più che dimezzato. Eccezion fatta per gli anziani over 70, internet è considerata la più importante fonte d'informazione, seguito da giornali e televisione. La rete batte la tv anche alla voce intrattenimento.

Circa un quarto delle persone interpellate (26%) considera comunque una perdita di tempo i minuti e le ore trascorse online, che invece si potrebbero dedicare a cose più importanti. Da notare inoltre come giovani e coloro con un livello di formazione più elevato subiscano una specie di "pressione digitale", che li spinge a essere sempre disponibili nei confronti degli altri utenti e a rispondere rapidamente.

Il sondaggio, che rientra nel World Internet Project, uno studio comparativo condotto in tenta Paesi, mette poi in risalto la progressione dal 2011 a oggi dell'utilizzo dei social media, dal 53% al 71%. Infine, l'82% fa acquisti sul web: sono particolarmente apprezzate le prenotazioni.

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