Svizzera

Il partito della nuova generazione

Trionfo di Verdi e Verdi liberali, che hanno catalizzato anche le preferenze di coloro che votano solitamente socialista

Sempre più verdi Archivio ©Ti-Press
21 ottobre 2019
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All’indomani del trionfo elettorale di Verdi e Verdi liberali, stenta a decollare l’idea – rilanciata invero senza grande convinzione domenica sera dalla presidente ecologista Regula Rytz, difesa con maggior convinzione dal presidente socialista Christian Levrat – di un ‘eco-consigliere federale’. Il politologo Claude Longchamp sul ‘Blick’ sostiene che la formula magica non è più al passo con i tempi, e dice che nel medio periodo è logico che il Plr perda uno dei due mandati nell’esecutivo federale. Nel ‘medio periodo’, appunto: non a dicembre, all’imminente rinnovo del Consiglio federale, né probabilmente in occasione di un possibile ritiro di Ueli Maurer, uno dei due ‘ministri’ Udc, nel corso della prossima legislatura. Forse si tornerà a parlarne soltanto tra quattro anni, in caso di una o più partenze dal governo, se i Verdi (e i Verdi liberali) si confermeranno alle urne, e se allo stesso tempo il Plr (perché è la loro seconda poltrona che è finita nel mirino degli ecologisti) subirà un’ulteriore erosione di consensi.

Rytz, Levrat e Grossen (presidente del Pvl) sanno ad ogni modo che senza l’appoggio dei popolari-democratici non potranno fare nulla, né a dicembre né nei prossimi anni. Il presidente del Ppd Gerhard Pfister s’è espresso contro l’estromissione di un consigliere federale in carica. Ma al ‘Tages-Anzeiger’ ha anche detto che “se la pretesa dei Verdi è davvero giustificata, lo si deciderà soprattutto nei secondi turni dell’elezione per il Consiglio degli Stati”, dove gli ecologisti hanno legittime speranze di crescere da uno a cinque seggi (tanti quanti ne ha avuti l’Udc nella legislatura agli sgoccioli). Vedremo.

Non un partito per vecchi

Più che le speculazioni sul futuro della formula magica, ieri a tenere banco sono stati i risultati eccezionali della domenica elettorale. In particolare, s’è cercato di capire chi ha votato ‘verde’.
Il partito di Regula Rytz – così indicano due sondaggi post-voto realizzati dall’istituto Sotomo per conto della Ssr e da Tamedia – ha fatto breccia tra coloro che quattro anni fa hanno disertato le urne (più convincente con i nuovi elettori è comunque stata l’Udc: 21%). Ha inoltre mobilitato molte nuove elettrici e molti nuovi elettori: fra i 18-25enni sono chiaramente il primo partito, ottenendo il 21% delle preferenze. Al secondo posto c’è l’Udc (17%), al terzo il Pvl (14%); Ps e Plr sono fermi al 13% e il Ppd al 10%. Al contrario, i Verdi non sono un partito per vecchi: fra gli over 65 non ottengono oltre l’8%, mentre a dominare è l’Udc (27%). “Le elezioni 2019 rappresentano quindi un cambiamento generazionale”, commentano i sondaggisti di Sotomo.
L’avanzata dei Verdi viene sostenuta anche dalle donne (15%) più che dagli uomini (11%). I maschi preferiscono invece i Verdi liberali (9%, contro il 7% delle donne). Uno scarto marcato è riscontrabile anche per quanto riguarda l’Udc (28% degli uomini, 24% delle donne).

‘Verde’ un socialista su 10

Il partito che ha trionfato in queste ‘elezioni climatiche’ ha anche attirato le preferenze di chi solitamente vota socialista. Ben il 20% di coloro che nel 2015 avevano votato per il Ps quest’anno ha scelto i Verdi, indica l’analisi di Tamedia (l’8% stando a quella di Sotomo/Ssr). Anche il 14% dell’allora elettorato verde-liberale stavolta ha sostenuto i ‘cugini’ ecologisti. Il Pvl ha però pescato voti nei bacini elettorali di Pbd, Plr, Ps e anche dei Verdi. Meno intenso è stato il passaggio di voti tra un partito e l’altro sulla destra dello scacchiere politico. Il 9% dell’elettorato liberale-radicale del 2015 è passato all’Udc; il 4% ha seguito il cammino inverso. I sondaggisti di Sotomo fanno risalire le perdite del partito di Albert Rösti in particolare alla scarsa mobilitazione della propria base: una persona su dieci, tra quelle che quattro anni fa hanno votato democentrista, è rimasta lontana dalle urne. “Tanto lassù a Berna fanno quello che vogliono”: questo il pensiero che li ha (dis)animati, rilevano i sondaggisti.

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