Elezioni fed

Ppd/Plr hanno salvato il seggio di Romano per 200 schede

La congiunzione al centro ha favorito il Ppd. Cifre alla mano, senza alleanza, sarebbe stata Pantani ad avere ancora il posto a Berna.

Tesi (Ti-Press)
20 ottobre 2019
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L'alleanza al centro ha salvato il seggio Ppd per meno di duemila voti. Circa 1'700 per la precisione. Qualcosa come 200 schede, sulle 107'442 votate dai ticinesi e delle 16'292 votate dai sostenitori azzurri. Un'inezia, insomma. Perché se i popolari democratici fossero scesi sotto tale soglia (lo 0,2% delle  837'558 preferenze espresse dai ticinesi!), a perdere il posto al Consiglio nazionale non sarebbe stata la leghista Roberta Pantani, ma il Ppd Marco Romano. Ma c'è di più: senza la congiunzione con il Plr, i Ppd (pur alleati con il Partito verde liberale) avrebbero matematicamente perso il proprio seggio. I calcoli sono presto fatti: dopo una prima ripartizione che avrebbe assegnato 1 seggio al Plr, 1 al Ppd, 2 all'alleanza Verdi/Ps e 2 alla congiunzione Udc/Lega, i restanti due seggi sarebbero stati attribuiti, nelle successive due ripartizioni a (nell'ordine) Udc/Lega e Plr. In quel caso, all'accoppiata Ppd/pvl sarebbero mancati circa 5'000 voti. Pure togliendo il pvl dall'equazione sarebbero mancati voti. Circa 6'000.

È dunque un sospiro di sollievo tirato solo in zona Cesarini quello popolare-democratico. Non a caso alla Swissminiatur (luogo di incontro scelto dal partito di Fiorenzo Dadò per seguire lo spoglio) le facce sono rimaste tese fino all'ultimo. Un favore, quello fatto al Ppd, che il Plr ora vorrebbe venisse ricambiato il prossimo 17 novembre, quando i liberali-radicali avranno bisogno delle preferenze dei popolari-democratici per far eleggere Giovanni Merlini agli Stati a fianco del Ppd Filippo Lombardi.

Il panachage

Lo scambio di voti tra Plr e Ppd è in un certo qual modo visibile nel panachage, con il Plr che ha fornito (direttamente) ai popolari-democratici 4'488 voti (circa il 3,5% di tutti i voti emessi) a fronte dei 3'168 di ritorno (il 2,9% dei voti emessi). Apparentemente equilibrato anche nell'alleanza a destra: i votanti Udc hanno assegnato 3'252 preferenze a candidati leghisti, mentre il contrario è avvenuto in 3'817 casi. Il bilanciamento è però a favore della Lega, dal momento che i democentristi hanno impiegato il 4% dei loro voti emessi per sostenere candidati leghisti, mentre i leghisti ne hanno "dispersi" il 2,8% a favore dei cugini. Intenso anche lo scambio di voti nei due principali schieramenti della congiunzione di sinistra: il Ps ha "concesso" il 3,8% dei propri voti emessi ai candidati della lista Verdi e Sinistra alternativa (pari a 3901 voti). Gli ecologisti hanno ricambiato concedendo il 6,9% dei voti emessi a candidati Ps (6'157 voti).

Ad aver raccolto maggiormente tra chi ha deciso di non votare un partito è i Plr, con 8'823 preferenze (il 5,1% del totale di voti raccolti) giunte dalle schede senza intestazione. In casa Ppd, terzo nella graduatoria dei favoriti dalle schede non intetate, il numero è di 8'124 e la percentuale del 5,94%. In percentuale rispetto ai voti incassati in totale sono però i Verdi e la sinistra alternativa ad aver sicosso il maggior numero di simpatie in questa classifica, raccogliendo ben l'8,8% dei consensi in questo modo. In questo contesto i socialisti totalizzano un 6,14% e l'Udc un 6,42.

Partecipazione e Scheda senza intestazione

In calo la partecipazione al voto: rispetto al 54,38% di 2015 si è passato al 49,81%. Non si è trattato di un tonfo, come pareva si ipotizzasse vedendo i risultati del voto per corrispondenza, ma di una flessione rispetto alla stabilità mostrata negli ultimi due precedenti appuntamenti elettorali. 

Torna invece in auge l'uso della scheda senza intestazione: dopo un 2011 a oltre il 10%, nel 2015 l'avevano  scelta 'solo' il 6,75% dei votant. A questo giro si è attetata all'8,7%

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