Svizzera

'I produttori di armi si arrangino'. Il Consiglio federale dice 'no'

Il governo invita il Parlamento a respingere l'iniziativa 'per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico' (ma capisce chi vuole un mondo più pacifico)

14 giugno 2019
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Pur comprendendo il desiderio dei promotori di contribuire a un mondo più pacifico, il Consiglio federale ha adottato oggi il messaggio in cui invita il Parlamento a respingere l'iniziativa popolare del Gruppo per una Svizzera senza esercito "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico".

La Svizzera, precisa una nota odierna del Dipartimento federale dell'economia, della ricerca e della formazione, si impegna già su diversi piani per un mondo più pacifico, vietando il finanziamento delle armi atomiche, biologiche e chimiche nonché delle munizioni a grappolo e delle mine antiuomo.

L'iniziativa, forte di 104mila 612 adesioni, vuole vietare alla Banca nazionale svizzera e alle Casse pensione di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro giro d'affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico. Inoltre, la Confederazione dovrebbe esigere determinate condizioni da banche e assicurazioni. Sostengono l'iniziativa i giovani Verdi, il Ps e una quarantina di organizzazioni.

Tra i finanziamenti vietati figurano, per esempio, la concessione di crediti, mutui e donazioni oppure la partecipazione e l'acquisto di titoli e quote di prodotti finanziari quali investimenti collettivi di capitale o prodotti strutturati.

Per l'esecutivo, la proposta di modifica costituzionale limita troppo la libertà di manovra della Bns, delle fondazioni e degli istituti previdenziali, danneggiando nel contempo il settore finanziario, l'industria meccanico-metallurgico e dell'elettricità. In gioco ci sono molti posti di lavoro.

Anche il fatto di escludere l'industria d'armamento dai finanziamenti delle banche svizzere non è nell'interesse di Berna, spiega la nota. I produttori svizzeri di materiale bellico dovrebbero finanziarsi rivolgendosi a banche straniere, con costi di capitale maggiorati.

La piazza economica svizzera perderebbe attrattiva e, a seconda delle circostanze, questo potrebbe comportare un esodo di attività commerciali e posti di lavoro all'estero.

Ciò indebolirebbe la sicurezza per l'approvvigionamento dell'esercito perché così aumenterebbe la dipendenza unilaterale dai Paesi esteri per i progetti d'acquisto. Per garantire la propria sicurezza la Svizzera necessita di una base industriale autonoma nel settore dell'armamento.

Un divieto di finanziamento a livello internazionale degli investimenti nell’industria d’armamento non è inoltre realistico: non esiste la volontà per una simile misura né presso le Nazioni Unite né tantomeno in seno ad altre istanze internazionali. Inoltre, considerato lo scarso impatto della Svizzera sulla domanda e sull’offerta di armamenti a livello mondiale, un simile divieto in Svizzera non produrrebbe alcun effetto.

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