Svizzera

Negazionismo, condannato il direttore di Le Pamphlet

In una serie dia rticoli pubblicati sul periodico ultraconservatore losannese, l'uomo messo in dubbio il genocidio ebraico e l'esistenza delle camere a gas

L'ultimo numero della rivista
14 giugno 2019
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Il Tribunale federale ha respinto il ricorso del direttore del periodico Le Pamphlet, una pubblicazione ultraconservatrice, contro la condanna per discriminazione razziale pronunciata nei suoi confronti dalla giustizia vodese. Claude Paschoud, in diversi testi, aveva ripetutamente invitato a riflettere sull'esistenza del genocidio ebraico e delle camere a gas.

In una sentenza dello scorso 8 gennaio, la Corte d'appello del Tribunale cantonale vodese ha considerato cinque articoli pubblicati sul sito del periodico nel 2015 e nel 2016, che fanno riferimento alle tesi del revisionista francese Robert Faurisson. I giudici cantonali hanno inflitto al losannese una pena pecuniaria sospesa con la condizionale di 90 aliquote giornaliere di 50 franchi ciascuna e una multa di 500 franchi.

In una sentenza del 29 maggio pubblicata oggi, il tribunale federale sottolinea che, prima di poter dedurre un motivo discriminatorio, la negazione o la minimizzazione di un genocidio deve essere valutata in base alle circostanze della fattispecie.
Tuttavia, i giudici di Losanna sottolineano che la giurisprudenza ammette un automatismo del movente discriminatorio nel caso della "menzogna di Auschwitz", cioè la messa in dubbio dell'esistenza delle camere a gas per suggerire che il regime nazista non è stato peggiore di altri.
L'argomento del ricorrente secondo cui gli articoli incriminati sono in linea con lo spirito trasgressivo e polemico coltivato da Le Pamphlet per più di 40 anni è stato giudicato insostenibile dai giudici supremi. Il desiderio di "piacere al pubblico" del periodico non scusa la diffusione di una tesi che veicola odio razziale.
La Corte suprema ha anche ritenuto insufficiente un altro argomento invocato da Paschoud, e cioè che egli aveva pubblicato i testi non con lo scopo di recare offesa alla dignità delle vittime di un genocidio, ma unicamente con quello di informare i suoi lettori dell'attualità del revisionismo.

Il tribunale federale respinge anche una presunta violazione del diritto alla libertà di espressione garantita dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Per i giudici di Losanna, la fattispecie è simile alla causa del controverso comico francese Dieudonné su cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ha statuito nel 2015. I giudici di Strasburgo avevano respinto il ricorso dell'umorista condannato in Francia dopo aver invitato Faurisson a uno dei suoi spettacoli.
Similmente Paschoud "ha ripetutamente manifestato la sua adesione alle teorie negazioniste di Robert Faurisson e le ha valorizzate", sottolinea il TF. Il ricorrente ha anche definito le vittime dei campi di concentramento e i testimoni delle camere a gas "bugiardi" e le loro dichiarazioni come "frottole".
Così facendo, il losannese ha messo in discussione la volontà del regime nazista di effettuare uno sterminio di massa e ha accusato le vittime stesse di falsificare la storia. Ha diffamato la comunità ebraica e incitato all'odio contro di essa, afferma il Tribunale federale.

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