Svizzera

‘Quasi la metà degli jihadisti ricorre all’assistenza’

Ad affermarlo è uno studio dell’Alta scuola di scienze applicate di Zurigo, che chiede di istituire appositi centri di competenza nelle carceri svizzere

La Zhaw stila un profilo (Keystone)
12 giugno 2019
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Circa il 40% circa dei 130 jihadisti radicalizzati in Svizzera ricevono prestazioni assistenziali. Ad affermarlo è uno studio, pubblicato ieri, dell’Alta scuola di scienze applicate di Zurigo (Zhaw), che stila inoltre un profilo di queste persone e chiede di istituire appositi centri di competenza nelle carceri svizzere. Circa il 40% circa dei 130 jihadisti radicalizzati in Svizzera ricevono prestazioni assistenziali. Ad affermarlo è uno studio, pubblicato ieri, dell’Alta scuola di scienze applicate di Zurigo (Zhaw), che stila inoltre un profilo di queste persone e chiede di istituire appositi centri di competenza nelle carceri svizzere.

Stando all’analisi della Zhaw – che si basa su informazioni fornite dal Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) e su interviste con diverse persone –, la radicalizzazione jihadista riguarda in gran parte giovani uomini che vivono negli agglomerati, con un livello di istruzione modesto e una bassa integrazione lavorativa. Alcuni sono poi confrontati con problemi psicologici e sociali e hanno avuto un passato criminale già prima della radicalizzazione.A causa degli sviluppi che hanno interessato il sedicente Stato islamico, il numero di partenze dalla Svizzera motivate dal jihadismo è “fortemente diminuito” dopo il 2016, come confermano anche i dati a livello internazionale. Tuttavia, il pericolo rappresentato dalle persone radicalizzate – che non necessariamente intendono lasciare lo Stato – persiste sia in Svizzera, sia in Europa.

Secondo lo studio, nella Confederazione la radicalizzazione si concentra attualmente soprattutto nelle regioni romande di Ginevra, del Vallese e Vaud.Il jihadismo ha conseguenze anche sul sistema penitenziario, che deve prepararsi ad “affrontare le sfide legate ai detenuti radicalizzati”, anche se il loro numero è esiguo. La Zhaw suggerisce quindi, ad esempio, di offrire al personale carcerario corsi di specializzazione sulle “conoscenze di base e le competenze necessarie per affrontare con attenzione e professionalità le persone radicalizzate”. Visto che questa formazione continua è costosa, la Zhaw propone di istituire in due o tre penitenziari della Svizzera dei centri di competenza specializzati.Inoltre, lo studio afferma che “gli operatori spirituali musulmani svolgono un ruolo importante nella prevenzione”. Sono infatti utili al personale carcerario, soprattutto per le questioni relative alle pratiche religiose, ma anche nell’interpretazione delle frasi arabe e nella valutazione di libri e autori.

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