Svizzera

Libertà di stampa non sempre garantita

Per Markus Spillmann, in Svizzera la situazione è buona. Altrove meno, fra intimidazioni, molestie e poca considerazione per la professione di giornalista

Ti-Press
4 giugno 2019
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Il presidente dell'Istituto internazionale della stampa (Ipi) Markus Spillmann invita le autorità e i media svizzeri a impegnarsi maggiormente a livello internazionale per difendere la libertà di stampa che, come dimostrano gli attacchi ai giornalisti in Europa, "non è mai garantita".

In un'intervista all'agenzia Keystone-Ats, l'ex caporedattore della Neue Zürcher Zeitung (Nzz) afferma che la situazione "è peggiorata negli ultimi anni" per la libertà di stampa in tutto il mondo, ma non necessariamente in termini di numero di persone uccise o prese di mira. Si tratta piuttosto di intimidazioni, molestie e mancanza di considerazione per la professione di giornalista che succedono "in più paesi che mai".

È oramai diventato normale sminuire il ruolo della stampa in una democrazia. È un nuovo modo di agire che molti leader e partiti politici europei utilizzano come "strumento", aggiunge il presidente dell'Ipi, organismo per la tutela degli operatori dei media e della libertà di stampa nel mondo, che ha aperto oggi a Ginevra il proprio congresso annuale.

In Svizzera "non abbiamo questo tipo di problema", ma sia il Consiglio federale, sia gli organi di informazione potrebbero impegnarsi di più in merito sulla scena internazionale, sottolinea Markus Spillmann. A suo parere la Svizzera può essere maggiormente "un luogo di educazione e di affermazione del valore di una stampa libera per la società civile, le democrazie e gli individui". "A volte c'è mancanza di solidarietà", mentre la libertà di stampa è un "problema globale", dice.

Constata poi che i giornalisti turchi arrestati dopo il fallito colpo di stato contro Recep Tayyip Erdogan e costretti a fuggire si recano in paesi come la Germania, piuttosto che in Svizzera, per continuare i loro sforzi.

Il presidente dell'Ipi è inoltre "irritato" dall'atteggiamento della Confederazione dopo l'assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi a Istanbul. Qualche mese fa, il ministro degli esteri Ignazio Cassis gli ha reso omaggio al Consiglio dei diritti umani, ma Berna non ha aderito a una dichiarazione di oltre 35 Paesi per chiedere alle autorità saudite di cooperare con le indagini dell'Onu.

Secondo Spillmann, che rammenta i recenti attacchi contro alcuni media nei Paesi vicini, gli svizzeri sono ancora troppo spesso convinti che qui non ci siano minacce alla libertà di stampa. "La gente pensa ancora che sia un dato di fatto e che non ci sia necessità di occuparsene. Ma non è così, non è un fatto acquisito".

L'ex caporedattore della Nzz riconosce che in Svizzera c'è meno diversità dei media rispetto al passato, ma ritiene che la situazione non ostacoli la libertà di stampa.

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