Svizzera

Conciliabilità lavoro-vita privata, molti si dimettono

Lo rivela un sondaggio, secondo il quale molti svizzeri scelgono un'altra professione anche per salari troppo bassi o mancanza di prospettive

Foto Ti-Press
16 aprile 2019
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Conciliare lavoro e vita privata non è sempre facile. Ed è proprio la ricerca dell’equilibrio tra questi due importanti aspetti dell’esistenza, uno dei motivi che spinge un dipendente a cercare un nuovo impiego. Altri fattori rilevanti sono l’aspirazione a un salario più alto o a prospettive di carriera migliori. È quanto rileva uno studio della società di reclutamento di personale Robert Half.  


Quest’ultima ha interpellato in un sondaggio 300 responsabili aziendali delle risorse umane. A indicare la mancata compatibilità tra lavoro e vita privata quale possibile causa di dimissioni è stato il 34% di loro. La quota è particolarmente alta – del 40% – nelle grandi imprese con oltre 500 dipendenti, mentre tra le piccole e medie imprese è del 32%, ha indicato ieri Robert Half in una nota.


Fra le altre cause di dimissioni vengono in seguito i salari giudicati troppo bassi, con il 33% per l’insieme delle aziende – che sale però al 44% per le grandi –, le carenti prospettive di carriera professionali (32%), il mancato riconoscimento da parte della direzione (31%) e la “mancanza di libertà” (28%).


“Alle grandi imprese si raccomanda uno sguardo critico” sulle fasce salariali, afferma Zermin Azeri, Associate Director di Robert Half a Zurigo, citato nella nota. Se il budget aziendale non consente consistenti scatti salariali, aggiunge, è eventualmente possibile trattenere i dipendenti con “offerte alternative” che facciano da incentivo. Per contro, rileva Azeri, le piccole e medie imprese devono riflettere su misure per consentire al loro personale maggiori libertà o migliori possibilità di carriera.


La “fluttuazione volontaria” di personale è un problema particolarmente sentito in Svizzera, sottolinea Robert Half: oltre un terzo delle imprese (il 34%) ha indicato che negli ultimi tre anni essa è aumentata. La mancanza di personale specializzato sul mercato del lavoro ha generato un “mercato dei candidati” in diversi settori: fra i dipendenti è cresciuta la disposizione a cambiare impiego mentre per molti datori di lavoro sono notevolmente aumentate le possibilità di scelta.


In Svizzera è meglio che all’estero


Resta il fatto che la conciliabilità tra lavoro e vita privata sembra raggiungere buoni livelli in Svizzera rispetto ad altri Paesi. A confermarlo è ad esempio uno studio dell’anno scorso della società di consulenza Boston Consulting Group (Bcg), il quale affermava che dal 2014 al 2018 la quota di impiegati svizzeri che vorrebbero lavorare all’estero è diminuita dal 77% al 60%. E questo anche perché sempre più persone temono, andando a lavorare in un altro Paese, di mettere a rischio l’equilibrio tra la vita professionale e quella privata. Infatti, secondo Bcg, chi espatria lo fa principalmente per ampliare i propri orizzonti personali, per raccogliere esperienza lavorativa o per conoscere un’altra cultura e non per standard di vita o stipendi superiori.


D’altro canto un sondaggio della banca britannica Hsbc pubblicato a gennaio, ha rilevato che i professionisti stranieri sono felici di lavorare nella Confederazione: il 62% degli espatriati intervistati ha infatti affermato che l’equilibrio tra lavoro e vita privata è migliorato dal loro arrivo in Svizzera.

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