Svizzera

Agroscope, si cambia senza centralizzare

La stazione di Cadenazzo sarà mantenuta. La trasformazione verrà effettuata nel giro di dieci anni e porterà a un risparmio di 16 milioni

archivio Ti-Press
11 marzo 2019
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La stazione di ricerca Agroscope deve continuare ad essere decentralizzata e il budget non va ridotto del 20%. Lo chiedono due mozioni adottate oggi anche dal Consiglio degli Stati, dopo il sì del Nazionale dello scorso dicembre.

A nome del Consiglio federale, il ministro dell'economia Guy Parmelin si è detto disposto ad accogliere i due atti parlamentari: nel frattempo, infatti, il governo ha fatto marcia indietro, presentando un piano di ristrutturazione che viene incontro alla maggior parte delle richieste formulate dalle mozioni.

In un primo momento, il Consiglio federale avrebbe voluto centralizzare a Posieux (FR) l'istituto attualmente suddiviso in diversi cantoni (in Ticino è attiva una stazione a Cadenazzo) e di tagliare del 20% il budget. L'Unione svizzera dei contadini, spalleggiata da molti deputati, temeva la soppressione di 600 impieghi. L'USC aveva inoltre stigmatizzato la mancanza di concertazione con gli ambienti interessati.

Di fronte alle proteste, il 30 novembre scorso l'esecutivo ha presentato un piano di ristrutturazione che va incontro alle esigenze delle due mozioni. Esso prevede per Agroscope, il centro di competenza della Confederazione per la ricerca in agricoltura, un campus di ricerca centrale a Posieux, due centri di ricerca regionale (uno nel Canton Vaud a Changins e uno nel canton Zurigo a Reckenholz) e sei stazioni sperimentali locali (oggi sette). La stazione di Cadenazzo verrebbe mantenuta.

La trasformazione, che dovrebbe farsi nel giro di dieci anni, dovrebbe consentire risparmi pari a 16 milioni di franchi, somma che verrà investita nella ricerca.

Oggi la stazione di ricerca Agroscope è suddivisa in tre sedi equivalenti - Posieux (FR), Changins (VD) e Reckenholz (ZH) - e sette stazioni specializzate in tutto il Paese. I parallelismi che ciò comporta a livello di infrastrutture di ricerca implicano elevati costi operativi e infrastrutturali e ostacolano le sinergie, secondo l'esecutivo. Da qui l'idea di cambiare.

La soluzione escogitata offrirebbe il miglior equilibrio tra incremento dell'efficienza (in particolare per le infrastrutture), rispetto delle differenze linguistiche, fattibilità e sinergie a livello di ricerca interdisciplinare.

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