Svizzera

Abusi sessuali, la Chiesa inasprisce le direttive

La Conferenza dei Vescovi, riunita nel Canton Soletta, ha deciso un ulteriore giro di vite in materia. Vigerà l'obbligo di denuncia alla giustizia dei casi.

(Archivio Ti-Press)
28 febbraio 2019
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La Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) inasprisce le proprie direttive in materia di abusi sessuali: in caso di conoscenza di un reato vige l'obbligo di denuncia alla giustizia. E per ogni nuova assunzione viene richiesto un estratto del casellario giudiziale specifico per privati. Le nuove disposizioni sugli abusi sessuali sono state varate in occasione dell'assemblea plenaria della CVS tenutasi da lunedì a ieri all'abbazia di Mariastein, nel canton Soletta, e in cui è stato tematizzato l'Incontro sulla protezione dei minori di pochi giorni prima in Vaticano. Entreranno in vigore da domani, primo marzo, indica la Conferenza in un comunicato diramato oggi. Il "diritto di veto" delle vittime adulte di abusi valido finora e raccomandato da rappresentanti delle vittime viene abrogato: in futuro i responsabili ecclesiastici dovranno in ogni caso sporgere denuncia presso le autorità di erseguimento penale statali qualora siano a conoscenza di un delitto perseguito d'ufficio. Finora le direttive prevedevano che la vittima adulta potesse interporre ricorso contro l'inoltro di una denuncia penale. La prassi ha però dimostrato che così continuava a rimanere il rischio di occultamento. L'obbligo di denuncia resta invariato per i sospetti casi di pedofilia. La prevenzione contro gli abusi sessuali dovrà essere affrontata in maniera sistematica in futuro, si legge nel comunicato. In ogni caso di nuova assunzione nelle cerchia ecclesiastiche sarà necessario un estratto per privati e un estratto specifico per privati (in cui sono indicate le sentenze che contengono un'interdizione dell'esercizio di una professione, di un'attività o un'interdizione di intrattenere contatti e di accedere a un'area geografica, laddove tale interdizione sia stata pronunciata ai fini della protezione di minori o di altre persone particolarmente vulnerabili) del casellario giudiziale. Ciò varrà anche per collaboratori già ingaggiati. Ogni diocesi e ogni comunità religiosa dovrà poi designare un incaricato della prevenzione e disporre di un proprio piano di precauzione in cui vengono ad esempio fissati i criteri di base per relazioni che implicano vicinanza e per rapporti rispettosi. In una nota separata le diocesi di Basilea e di San Gallo spiegano di aver già in gran parte applicato le misure richieste per la prevenzione di abusi sessuali: in entrambe sono stati creati organi specializzati e introdotti corsi obbligatori in merito a come gestire la vicinanza con altre persone. Inoltre come condizione d'assunzione viene richiesto un estratto del casellario giudiziale specifico per privati. Con l'inasprimento delle direttive la CVS ha reagito alle critiche delle organizzazioni delle vittime, secondo cui all'Incontro sulla protezione dei minori in Vaticano non sono state decise misure concrete. Oggi l'alleanza "Es reicht!" ("Basta!"), che comprende svariate associazioni cattoliche, ha fatto sapere che le nuove disposizioni della CVS rappresentano un primo passo, ma sono ancora insufficienti. Serve un cambiamento di prospettiva fondamentale; la protezione e l'assistenza di (potenziali) vittime dev'essere posta sopra a tutto, in particolare sopra a qualsiasi preoccupazione relativa all'indulgenza nei confronti degli autori degli abusi e ai danni alla reputazione dell'istituzione.
 
 

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