L'APPROFONDIMENTO

Figli arcobaleno

Maria De Pascale, esperta in diritto di famiglia, interviene sulla nuova legislazione

5 novembre 2018
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Entrata in vigore in Svizzera lo scorso primo gennaio, la nuova legge inerente la filiazione nell’ambito della famiglia ‘arcobaleno’, che permette a un figlio cresciuto in Svizzera di avere genitori legali dello stesso sesso, lascia ancora diversi nervi scoperti. Eppure sono circa 30mila i bambini che nella Confederazione crescono all’interno di coppie omosessuali. Delle criticità e dei limiti della nuova legislazione ne abbiamo parlato con Maria De Pascale, esperta in diritto di famiglia.

La legge è entrata in vigore in Svizzera a gennaio. Perché si è dovuto aspettare tanto?

L’argomento è indubbiamente delicato e tocca vari aspetti del comune sentire a livello personale, ma anche etico, ideologico e sociologico. Intanto, questa legge presuppone un’accettazione della coppia gay come ‘valida’ coppia genitoriale. Potrà immaginare, come non siano mancati coloro che fanno fatica a superare la convinzione che i figli, per uno sviluppo armonico della propria personalità, hanno bisogno che le due figure genitoriali siano di sesso diverso.

E invece...

Questi preconcetti sono privi di riscontri scientifici. Non vi sono studi che accertino che i figli delle coppie omosessuali presentino, solo per questo motivo, particolari problematiche, disagi o carenze. Certo sono bambini che possono andare incontro a difficoltà relazionali con il mondo esterno, laddove questa situazione non venga accettata. Per questo è necessario intervenire sulla società, facendosi portavoce di una politica dell’inclusione. Vi sono, al contrario, ricerche che hanno verificato che ciò che è veramente importante per i bambini è la qualità della relazione che hanno con i genitori e il clima in cui vivono nella famiglia, la cui positività dipende dal fatto che i genitori, a prescindere dall’identità sessuale, abbiano una relazione soddisfacente e condividano responsabilmente i propri compiti.

Anche in una coppia gay vi è, dunque, quella dialettica educativa evocata e richiesta dai detrattori della nuova legge?

Gli studi fatti hanno riconosciuto che l’omosessualità non incide negativamente sulla capacità di essere un buon genitore e che anche nella coppia genitoriale omosessuale vi è un’alternanza di ruoli, per cui un genitore è più accudiente e protettivo e l’altro più severo e sollecito all’emancipazione del figlio; alcuni psicologi hanno, però, ritenuto che la dinamica relazionale di questi bambini verso i propri genitori per un corretto sviluppo della propria identità di genere sia differente rispetto a quella che si verifica nella coppia etero, differente ma non pregiudizievole. Certamente vi è poi un ulteriore step da superare per arrivare alla piena accettazione delle coppie arcobaleno come valide figure genitoriali e consiste nell’accettazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita cui le stesse fanno ricorso. Anche questo è un argomento che dal punto di vista etico fa ancora molto discutere.

Quali novità porta il legislatore?

Intanto è importante tenere presente, per capirne i limiti, che non è una legge pensata specificamente per le coppie omosessuali, ma si è approfittato dell’occasione rappresentata dalle modifiche delle norme sull’adozione contenute nel codice civile per introdurre a tutela dei figli delle coppie omosessuali il diritto di un partner di adottare il figlio dell’altro. In questo, la legge ha risolto parzialmente, a mio avviso, il problema dal punto di vista dei bambini, cioè ha riconosciuto piena tutela ai figli delle coppie omosessuali ma non in modo risolutivo.

La legge presenta, dunque, delle criticità?

Il primo dato che balza agli occhi è che il legislatore non ha previsto che possano essere direttamente iscritti dall’ufficiale di Stato civile i certificati di nascita di bambini nati all’estero da genitori dello stesso sesso e che riportano il nome di entrambi i genitori. Quindi il bambino deve essere iscritto all’anagrafe come figlio del genitore biologico, mentre l’altro potrà adottarlo. Da un punto di vista giuridico vi è una bella differenza. La piena tutela non viene riconosciuta per il solo fatto della filiazione ma solo con l’adozione. La famiglia arcobaleno, infatti, dovrà aprire una procedura di adozione che richiederà tempo (almeno un anno), risorse e un’invasione nella propria sfera privata.

E questo cosa significa?

In primo luogo che la pienezza dei diritti del bambino non è riconosciuta fin dalla nascita e che la stessa è subordinata a precisi requisiti di legge che devono permanere per tutta la durata della procedura di adozione. Questo può creare ostacoli a un’effettiva tutela dei diritti del bambino. Ad esempio, la separazione di una coppia dopo la presentazione della domanda impedirà l’adozione e questo anche se il genitore non biologico ha già creato un solido legame affettivo con il bambino.

Per l’adozione la coppia deve essere unita alla presentazione della domanda. Qualora si separasse? Morisse uno dei due partner?

L’adozione, una volta disposta dal giudice, implica la piena genitorialità legale. La disposizione di legge garantisce, ad esempio, che, in caso di morte del genitore biologico, i bambini che crescono nelle famiglie arcobaleno possano restare con l’altro genitore, senza il rischio di essere affidati a terzi. E in caso di morte del genitore legale, non biologico, hanno diritto all’eredità e alla rendita per orfani. Inoltre, in caso di separazione i figli possono continuare a vedere il genitore non biologico, che conserverà l’autorità parentale congiunta, con diritto al mantenimento.

Il cammino verso il riconoscimento dei diritti della coppia omosessuale appare però ancora lungo. Cosa non legifera attualmente la giurisprudenza?

La legge lascia aperte due questioni importanti. La prima, non è ancora possibile per una coppia omosessuale accedere all’adozione in Svizzera al di fuori della coppia arcobaleno, cioè la coppia non può adottare un bambino ‘estraneo’ alla coppia, come qualsiasi altra coppia etero. Può farlo uno solo dei partner come single che però non potrà essere, a quel punto, vincolato da un’unione domestica registrata.

E la seconda importante questione?

Non è ancora consentito alle coppie omosessuali l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita, anche se sotto tale profilo occorre ricordare che in Svizzera le coppie etero hanno in più la sola possibilità di avvalersi dell’inseminazione artificiale da donatore, mentre la donazione di ovuli e la maternità surrogata è vietata a tutti, etero e omo. Quindi le coppie omosessuali che vorranno diventare genitori di un figlio biologico dovranno continuare a recarsi all’estero. Dal punto di vista della famiglia arcobaleno si potrebbe dire che non si è fatto molto per tutelare il loro diritto alla genitorialità ma la questione è, in realtà, più complessa perché consentire, o meno, il ricorso a tali tecniche di procreazione medicalmente assistita passa attraverso le valutazioni non solo giuridiche ma anche culturali, etiche e politiche che lo Stato fa proprie.

Quali le sue conclusioni?

Io ritengo che la questione debba essere affrontata dalla prospettiva dei bambini, cui deve essere riconosciuta piena tutela dei loro diritti fin dalla nascita a prescindere dal modello di famiglia in cui sono inseriti e dalle modalità con cui sono nati, se tali modalità non sono consentite nello Stato, le conseguenze non dovrebbero ricadere sui bambini. Allora oserei dire che decisamente più coraggiosa è stata la presa di posizione dei giudici italiani che, anche se la legislazione italiana non prevede la ‘step child adoption’, hanno riconosciuto i certificati di minori nati all’estero da genitori gay che avevano ricorso a tecniche di procreazione assistita.

 

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