L'INTERVISTA

Il momento dei Verdi

Intervista alla presidente del partito ecologista svizzero Regula Rytz. Oggi si tiene l'assemblea dei delegati a Bellinzona

Keystone
27 ottobre 2018
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Trenta gradi e mezzo a fine ottobre a Locarno Monti. Un record assoluto. Un’estate torrida come poche, ghiacciai che si sciolgono e incendi che divampano. Effetti del cambiamento climatico? Per alcuni no, ma per altri invece è qualcosa da combattere prima che sia troppo tardi. Tra questi i Verdi, la cui attenzione ai mutamenti climatici non ha sempre avuto un corrispondente successo elettorale. Il loro apice lo hanno avuto nelle elezioni federali del 2007, raggiungendo il 9,6%. Nelle elezioni successive sono calati (8,4% nel 2011 e 7,1% nel 2015), mentre ora sembrano nuovamente guadagnare terreno. Anche in Ticino, naturalmente. Infatti oggi si tiene l’assemblea dei delegati dei Verdi, proprio a Bellinzona. «L’obiettivo è quello di crescere come è riuscito in altri cantoni», dice a ‘laRegione’ la presidente del partito Regula Rytz. Anche se «i Verdi in Ticino hanno già conquistato vittorie importanti. Come con l’iniziativa per un salario minimo», sottolinea la consigliera nazionale bernese.

Regula Rytz, come si spiega gli alti e bassi nelle più recenti elezioni federali?

Dipende anche da quali tematiche vengono reputate più importanti dalla popolazione. Quando le questioni ambientali diventano centrali, allora è normale che i Verdi siano il partito del momento. Se invece ci si trova in una situazione di bassa congiuntura, allora saranno i partiti legati all’economia a trovare più sostenitori. Sono questioni che i partiti stessi non possono influenzare. Il nostro lavoro è quindi quello di rafforzare il partito, proponendo persone competenti e soluzioni costruttive e innovative. E questo lo abbiamo fatto molto bene negli scorsi anni.

Molti cittadini pensano che i Verdi vogliano solo proteggere l’ambiente. È così o c’è qualcosa in più?

Nessun partito si occupa solamente di un tema. Nei comuni, nei cantoni e a livello federale portiamo avanti molte questioni diverse. Proponiamo una politica orientata al benessere sociale della popolazione e alla protezione dell’ambiente. Per noi è anche particolarmente importante rafforzare i diritti democratici fondamentali e vogliamo una società nella quale tutti trovano il loro posto. Quello che non vogliamo è una società nella quale i partiti populisti di destra privilegiano una componente precisa della società, escludendo le minoranze. I Verdi sono quindi anche un baluardo contro questo populismo.

Cosa può fare la piccola Svizzera per quanto riguarda i cambiamenti climatici?

La piccola Svizzera ha uno degli impatti ambientali pro capite più alto al mondo. Se tutti vivessero come noi, avremmo bisogno di tre pianeti. E così non si può andare avanti. La Svizzera gioca un ruolo molto importante per un’applicazione coerente dell’accordo sul clima di Parigi. Purtroppo ci sono cambiamenti che non possiamo più evitare, perché abbiamo già aspettato troppo a lungo. Come lo scioglimento dei ghiacciai: in Ticino, ad esempio, quello del Basodino probabilmente non si può più salvare. Inoltre, se andiamo avanti così ci ritroveremo presto con un enorme flusso di migranti ‘climatici’. E ciò porterà a nuovi conflitti. Bisogna quindi fare qualcosa e la tecnologia per farlo c’è.

Tutto qui?

No, bisogna fare molto di più. Come incentivare maggiormente i privati a sostituire il riscaldamento a nafta con una termopompa. Molti cantoni sostengono già finanziariamente questi progetti, ma bisogna migliorare. Bisogna inoltre promuovere l’uso dei trasporti pubblici e l’uso condiviso delle auto. Sarebbe pure necessario diminuire i limiti di emissione per i nuovi veicoli immatricolati. Anche la cura dei boschi e la salvaguardia degli spazi verdi e agricoli è fondamentale per limitare i mutamenti climatici.

Quale è il vostro obiettivo per le elezioni federali dell’anno prossimo?

Vogliamo e dobbiamo crescere. Perché più Verdi ci sono in parlamento, maggiore sarà la presenza di temi ecologici nelle discussioni. È da due legislature che sono in parlamento e ho notato che quando i Verdi sono più forti, il partito riceve molto più appoggio dai partiti di centro. Come per la strategia energetica e in particolare per l’abbandono del nucleare. Gli ottimi risultati nelle elezioni cantonali (in particolare in Vallese e a Ginevra) e gli ultimi sondaggi ci fanno pensare che possiamo guadagnare fino a quattro seggi.

E cosa volete raggiungere politicamente?

Ci battiamo per una società aperta, per il rispetto e la giustizia, ma anche per il mantenimento delle basi naturali della vita. Le elezioni del 2019 saranno elezioni incentrate sul clima. Non solo nel senso ambientale, ma anche in senso sociale. È importante ricordare che con lo scivolamento a destra del parlamento nel 2015, il clima sociale si è raffreddato: si porta avanti una politica clientelare per interessi economici specifici a favore delle lobby delle banche e delle assicurazioni, contraria agli interessi delle persone.

La protezione dell’ambiente deve per forza essere di sinistra?

Assolutamente no. Ne va del futuro di tutte le persone e quindi tutti i partiti dovrebbero impegnarsi a proteggere l’ambiente. A noi non interessano le etichette, ma solo le buone soluzioni. In questo senso cerchiamo di trovare ampie alleanze per la politica ambientale. E spesso ci riusciamo. Le difficoltà maggiori le abbiamo però nella politica dei trasporti.

Unire le forze con i Verdi liberali renderebbe possibile puntare a un consigliere federale ecologista?

È troppo presto per dirlo. Prima di tutto dobbiamo crescere nelle prossime elezioni federali. In seguito valuteremo come eventualmente rafforzare le idee ecologiste in governo.

Ambite quindi a un seggio in Consiglio federale anche da soli?

Da soli non si raggiunge nulla. Per eleggere un consigliere federale verde avremo bisogno anche dei voti degli altri partiti. Prima di tutto saranno però i cittadini che dovranno dire se l’ecologia e i Verdi dovranno essere più rappresentati nel legislativo, e lo potranno fare alle prossime elezioni federali. La ‘formula magica’ prevede che i quattro partiti maggiori siano rappresentati in Consiglio federale e se l’anno prossimo supereremo il Ppd, il parlamento dovrà tenere conto del segnale degli elettori. Per il momento restano però solo speculazioni. Attendiamo con trepidazione i risultati delle elezioni del 2019.

Un’iniziativa parlamentare della consigliera nazionale verde Maya Graf (Bl) chiede un’equa rappresentanza dei sessi in Consiglio federale. Quanto è importante per voi la questione femminile?

Voglio prima di tutto ricordare che i Verdi sono l’unico partito che porta avanti una politica di uguaglianza dei sessi coerente: la metà di tutti i mandati nei parlamenti e negli esecutivi cantonali e comunali sono assegnati a donne. Inoltre la metà dei presidenti del partito sono state donne. Per noi è dunque importante che donne e uomini siano rappresentati in modo adeguato anche in governo. Le donne rappresentano la metà della popolazione e quindi dovrebbero essere almeno tre in Consiglio federale. Ed è anche quello che vogliamo ottenere nelle elezioni del prossimo 5 dicembre per le successioni di Johann Schneider-Ammann e Doris Leuthard. Noi verdi voteremo due donne, che si prefiggono di applicare incondizionatamente l’accordo di Parigi e che portano avanti una politica economica, anche a livello internazionale, basata sui diritti umani, patrimonio storico della Svizzera.

Il 5 dicembre ci sarà un ulteriore scivolamento a destra del governo?

È vero che il Consiglio federale è scivolato a destra, soprattutto con l’elezione di Ignazio Cassis. Capisco che per il Ticino è molto importante avere un rappresentate in governo, e lo trovo anche giusto. Ma purtroppo la sua politica estera non ci convince: ha contribuito ad allentare i criteri per l’esportazione di armi anche in Paesi teatro di una guerra civile. Inoltre ha causato il conflitto con i sindacati sulle misure di accompagnamento della libera circolazione delle persone. Noi Verdi vogliamo un’altra politica estera: la Svizzera deve mettere al centro la sua tradizione umanitaria e i diritti umani.

Karin Keller-Sutter ha ottime possibilità di essere eletta. Non è ancora chiaro invece chi sostituirà Doris Leuthard...

Keller-Sutter è chiaramente una rappresentante dell’ala economica del Plr. Non so ancora quale sia la sua posizione precisa sui diritti umani e sulla protezione del clima. Lo accerteremo durante le audizioni. Per noi è quindi importante che il o la candidata Ppd non rappresenti l’ala economica del partito. Noi sosterremo qualcuno che, oltre ad avere una sensibilità ecologica, ha lottato per i valori sociali, per quelli della famiglia, per il benessere dei bambini. In questo senso la consigliera nazionale Viola Amherd è qualcuno a cui questi valori stanno a cuore. Ed è quindi una candidata interessante.

Se Viola Amherd sarà sul ticket Ppd, pensa che avrà buone possibilità di essere eletta?

Non saprei. Dipenderà dai partiti borghesi. Molti affermano che è più vicina alla sinistra, ma ad esempio per quanto riguarda la politica dei trasporti si è più volte schierata per un ampliamento delle autostrade e in particolare per il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo. Appoggia quindi anche idee care ai partiti borghesi. Ha inoltre avuto una lunga esperienza in un esecutivo e questo è un vantaggio per lei.

In Ticino i Verdi fanno ancora fatica ad imporsi. Cosa pensate di fare per migliorare?

I Verdi in Ticino hanno già conquistato vittorie importanti. Come con l’iniziativa per un salario minimo. Si tratta di un miglioramento importante per proteggersi dal dumping salariale, in un cantone che ha così tanti frontalieri. Spingono anche per migliorare la politica dei trasporti, proteggendo così le persone dall’inquinamento e migliorandone le condizioni di vita. I Verdi del Ticino devono però crescere in vista delle elezioni cantonali dell’anno prossimo, così da avere una base stabile in parlamento.

I Verdi sono forti nelle grandi città. Come intendete raggiungere le zone periferiche?

È un nostro obiettivo. Vogliamo una politica adatta anche alle regioni periferiche: rafforzando il servizio pubblico, mantenendo ad esempio gli uffici postali o migliorando i trasporti pubblici. Sono temi centrali per i Verdi. In Vallese abbiamo fatto un grande balzo avanti, più che raddoppiando i seggi. Anche nelle valli alpine come nella Val d’Anniviers abbiamo avuto molto successo. La sfida più grande è però quella di rafforzarci a livello organizzativo: dobbiamo avere a disposizione abbastanza persone e fondi per finanziare un segretariato. In questo senso cercheremo come partito nazionale anche di supportare maggiormente i Verdi del Ticino, ad esempio per la campagna elettorale, anche sui social media. Così facendo le buone soluzioni che proponiamo arriveranno alle persone. 

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