Svizzera

Consigliere federale con doppia cittadinanza? Si può

'Non c'è motivo di dubitare della loro lealtà': bocciata dalla Commissione delle istituzioni politiche l'iniziativa parlamentare di Marco Chiesa

Cassis aveva rinunciato al passaporto italiano (Ti-Press)
19 ottobre 2018
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Non v'è alcun motivo di dubitare della lealtà di un Consigliere federale al beneficio della doppia nazionalità. È l'opinione della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) che ha bocciato per 13 voti a 9 un'iniziativa parlamentare di Marco Chiesa (UDC/TI) che vuole restringere l'accesso all'esecutivo ai soli cittadini svizzeri.

Sulla scorta delle polemiche, soprattutto in Ticino, che hanno preceduto l'elezione in Consiglio federale di Ignazio Cassis – cittadino svizzero e italiano, che ha poi rinunciato al passaporto del Belpaese –, il consigliere nazionale Chiesa chiedeva che al governo federale potessero essere eletti esclusivamente persone che possiedono solo la cittadinanza svizzera.

La maggioranza della CIP-N, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, respinge simile restrizione: stando alla Costituzione federale in vigore, "è eleggibile in Consiglio federale chiunque abbia diritto di voto".

Oltre a ciò, fa notare la CIP-N, oggi il 20% circa "dei cittadini svizzeri possiede due nazionalità e non c'è alcun motivo di imputare in generale a queste persone una mancanza di lealtà nei confronti del nostro (e loro) Paese".

I membri dell'Assemblea federale sono inoltre tenuti a considerare tutte le peculiarità di una persona al momento di decidere come votare. Ogni parlamentare deve potere decidere autonomamente se la doppia cittadinanza gioca un ruolo essenziale.

Una minoranza appoggia invece l'iniziativa, poiché i consiglieri federali rappresentano la Svizzera anche in organismi internazionali nei quali la lealtà, la fiducia e la credibilità sono particolarmente importanti. Una doppia nazionalità potrebbe mettere in dubbio queste caratteristiche di un membro del Governo.

Ma serve più trasparenza

Oltre alle relazioni di interesse e alla professione, i deputati potrebbero in futuro essere obbligati a dichiarare se possiedono più nazionalità. L'altra iniziativa parlamentare di Marco Chiesa è stata infatti approvata dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionaleper 15 voti a 7.

Secondo la CIP-N, diversamente dall'iniziativa dello stesso Chiesa sulla doppia nazionalità dei consiglieri federali, questa seconda iniziativa può essere attuata mediante una piccola modifica di legge (Legge sul Parlamento, n.d.r): oltre a ciò, "la trasparenza per gli elettori dei parlamentari va nel senso di questo obbligo di segnalazione palese".

La CIP-N potrà elaborare la necessaria integrazione della legge sul Parlamento se anche la commissione omologa del Consiglio degli Stati approverà l'iniziativa.

Per il consigliere nazionale ticinese, nel registro pubblico degli interessi che viene pubblicato ogni anno dai Servizi del Parlamento andrebbero pubblicate anche indicazioni sulla nazionalità.

"Alla stessa stregua che una relazione di interesse, una seconda cittadinanza di un altro Paese apporta vantaggi e convenienze", secondo Chiesa. "Basti pensare - aggiunge il Ticinese - che il parlamentare con un passaporto di un Paese dell'Unione europea, al di là della sua facoltà di esprimere col suo voto preferenze elettorali o decidere di importanti votazioni popolari, beneficia dei privilegi di ambo i Paesi. Si crea dunque così una relazione di interessi personali che merita di essere portata a conoscenza della popolazione".

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