Svizzera

Zurigo dice basta ai ciclisti sui marciapiedi

Le biciclette non potranno più circolare sulle vie pedonali, salvo in rare eccezioni. Gazzola (Tcs): 'La nuova ordinanza sulle vie ciclabili farà chiarezza'

Keystone
6 ottobre 2018
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Circolare con la bicicletta sul marciapiede è proibito, a meno che non sia segnalato diversamente. Quando però pedoni e ciclisti utilizzano uno spazio condiviso – come nei casi di doppie corsie – si generano sempre più spesso conflitti. Per questo motivo il mese scorso la Città di Zurigo ha voluto chiarire la situazione: vie ciclabili e pedonali che condividono lo stesso spazio non saranno più permesse, escluse rare eccezioni. 

«Sul marciapiede la bicicletta può solo essere spinta a mano», precisa il portavoce del Touring club svizzero (Tcs) Renato Gazzola a ‘laRegione’. «Il marciapiede è per definizione uno spazio adibito ai pedoni». Così prevede la legge. Ma a dimostrazione che un problema c’è, la Città di Zurigo ha richiesto una perizia giuridica sul tema. Essa è arrivata alla conclusione che le biciclette saranno permesse sulle vie pedonali solo in casi eccezionali e ciò dovrà essere segnalato con un apposito cartello. Inoltre, potranno essere usate solo da ciclisti inesperti, i quali dovranno prestare particolare attenzione. 

Secondo Gazzola però, i ciclisti usano spesso la scusa dell’insicurezza per giustificare la loro presenza su tracciati non adibiti a loro: «Ad esempio a Lugano più di un ciclista transita sul lungolago, invece che sulla strada cantonale. È una brutta abitudine che hanno preso, con la scusa che si sentono insicuri a viaggiare vicino alle automobili». Inoltre «la polizia ha chiuso gli occhi più di una volta e per tanto tempo» e in questo modo i ciclisti non si sentono nel torto. A volte ci vuole però anche buon senso: «È chiaro – precisa il portavoce del Tcs – che un bambino accompagnato da un genitore che viaggia a passo d’uomo può viaggiare sul marciapiede e non deve usare la carreggiata stradale». 

Per Gazzola è significativo che «sempre più pedoni hanno problemi con i ciclisti e viceversa». Lo dimostra l’ultimo rapporto sulla mobilità del Tcs, pubblicato settimana scorsa, dal quale risulta che il 39% dei pedoni ha segnalato di aver avuto un conflitto con un ciclista e, d’altro canto, il 25% dei ciclisti ha dichiarato di aver vissuto una situazione delicata con un pedone. A ciò si aggiunge che «gli incidenti che coinvolgono ciclisti sono in aumento, in particolare per l’uso sempre maggiore delle biciclette elettriche da parte di persone che non le sanno padroneggiare a dovere». Infatti, secondo gli ultimi dati pubblicati lunedì dall’Ufficio federale delle strade, il numero di feriti gravi fra conducenti di e-bike è cresciuto, a differenza di molte altre categorie di utenti stradali. Anche su questo punto Zurigo ha voluto mettere in chiaro le cose: le biciclette elettriche dovranno forzatamente circolare sulle strade.

A migliorare la situazione potrebbe essere la recente decisione dei cittadini di iscrivere la bicicletta nella Costituzione federale: «Con la relativa ordinanza si riuscirà a fare un po’ più di chiarezza e in futuro ci saranno più spazi adibiti ai ciclisti», sottolinea Gazzola. «Si cercherà di separare maggiormente i flussi di traffico, facendo passare i ciclisti in zone di traffico lento. Ciò in certi casi allungherà il tempo di percorrenza, ma il tragitto sarà più sicuro». Per il presidente del Tcs c’è però ancora lavoro da fare, in particolare per quanto riguarda la mentalità: «In alcuni casi i ciclisti si intestardiscono e, invece di usare una pista ciclabile, viaggiano sulla strada cantonale perché così arrivano prima a destinazione. Questa situazione deve essere corretta». Inoltre ci sono ancora «ciclisti che passano sui passaggi pedonali o transitano con il semaforo rosso». Insomma, si tratta di azioni che «un buon utente della strada non dovrebbe fare», conclude Gazzola.

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