Svizzera

Calvario per un 85enne accusato di aver rubato 2 franchi

Un agente di sicurezza aveva trovato nella borsa dell'anziano un busta di formaggio grattugiato non presente nello scontrino della spesa di 120 franchi

Archivio Ti-Press
4 settembre 2018
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Fa una spesa da 120 franchi ma nella borsa, in un controllo, gli trovano una busta di formaggio grattugiato da 1,95 franchi non registrata alla cassa: è l'inizio di un calvario giudiziario per un 85enne argoviese, destinato ad essere dapprima assolto e poi condannato per violazione di domicilio, avendo calpestato le piastrelle sbagliate di un centro commerciale.

Protagonista della vicenda - riferisce oggi il portale informativo Watson - è un pensionato con problemi di salute e difficoltà a camminare, che al suo domicilio, un appartamento nella regione di Aarau, si occupa della moglie gravemente malata.

Il caso scoppia il 28 maggio 2016. L'uomo fa la spesa in una filiale di un grande dettagliante nel centro commerciale Telli di Aarau, per un totale di 120 franchi, e mette gli articoli acquistati nella borsa che ha con sé. Subito dopo viene avvicinato da un agente di sicurezza che effettua un controllo: fra il fondo della borsa e il rinforzo di cartone viene trovato un prodotto che non figura sullo scontrino: è formaggio grattugiato per un valore inferiore ai 2 franchi.

L'anziano non è in grado di spiegare come la busta sia finita lì: la spiegazione più probabile, secondo il sito Watson, è che il formaggio sia rimasto lì da un acquisto precedente. Non è di questa idea però l'addetto alla sicurezza: a suo avviso si tratta chiaramente di furto in negozio, nonostante la discrepanza fra il bottino e la spesa effettuata. L'uomo deve pagare 150 franchi e firma i formulari che gli vengono sottoposti, perché vuole lasciare al più presto possibile il luogo. In pratica viene bandito da tutti i negozi del medesimo dettagliante in Svizzera.

Due mesi più tardi il pensionato si trova in un altro centro commerciale, a Buchs (AG): camminando con un carrello della spesa dal parcheggio a un piano superiore passa di fianco a un negozio della stessa catena. Lì per caso viene riconosciuto dal medesimo agente di sicurezza che lo aveva fermato ad Aarau.

Parte una denuncia penale e due mesi più tardi l'uomo si vede recapitare un decreto d'accusa da parte della procura cantonale. Deve rispondere di violazione di domicilio per essersi attardato nell'area d'ingresso della filiale della catena in questione, sebbene gli fosse stato imposto per iscritto un divieto di due anni di accedere ai punti vendita. Concretamente l'uomo ha calpestato non solo le piastrelle beige del pavimento del centro commerciale, ma anche quelle grigie, che sono già di proprietà del negozio.

L'uomo, che dice di non essersi accorto della differenza cromatica, decide quindi di impugnare il decreto d'accusa. Nel febbraio 2017 si tiene il dibattimento davanti al tribunale distrettuale. L'imputato viene assolto, ma solo per motivi formali: al momento dell'inoltro della denuncia penale il servizio di sicurezza non disponeva di una procura generale necessaria per la querela di parte, necessaria per il reato in questione.

Ma la vicenda non finisce qui. Il ministero pubblico inoltra ricorso al tribunale d'appello e ottiene ragione: nel novembre 2017 la corte ribalta il giudizio di prima istanza. In base alla nuova interpretazione giuridica, il servizio di sicurezza aveva diritto a denunciare il cliente del negozio. I giudici riducono però la sanzione richiesta dall'accusa e infliggono una pena pecuniaria di 150 franchi, invece dei 500 suggeriti dal procuratore. Si aggiungono poi le spese giudiziarie di 2500 e i costi d'avvocato: complessivamente l'uomo dice di aver avuto costi totali di 10'000 franchi. Portare il caso al Tribunale federale? "Non ne posso più", risponde l'interessato.

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