Svizzera

Esercito svizzero sempre più sollecitato a causa del clima

Siccità, frane e incendi richiedono il loro aiuto. Quest'anno molti interventi per portare l'acqua al bestiame in montagna

Ti-Press
19 agosto 2018
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Anche l'esercito svizzero avverte le conseguenze dei mutamenti climatici: è infatti sempre più sollecitato per fornire aiuto in caso di siccità, frane e incendi di boschi, dice il ministro della difesa Guy Parmelin, intervistato dalla "NZZ am Sonntag". Questa estate, per esempio, l'aviazione militare ha effettuato numerose missioni per fornire acqua al bestiame sugli alpeggi. Per il ministro vodese è chiaro che la Svizzera dovrà aumentare le sue capacità per far fronte ai fenomeni naturali.

Entro la fine dell'anno, il consigliere federale vuole chiarire con i Cantoni se l'esercito disponga dei mezzi adeguati per interventi come quelli resi necessari dalla colata di fango e detriti dell'agosto 2017 a Bondo in valle Bregaglia, se le procedure attualmente previste siano sufficienti e se la collaborazione possa ancora essere migliorata. "Siamo bene attrezzati. Ma voglio ugualmente far verificare se l'esercito disponga dei mezzi adeguati per simili interventi", afferma Guy Parmelin.

Occorrono più elicotteri? "Anche", risponde il consigliere federale, ricordando che a Bondo (dove è stato lo scorso 13 agosto scorso) erano stati impiegati "quasi tutti i nostri Superpuma". Ma non solo. "Mi chiedo anche se non dovremmo procurarci un Canadair", aggiunge il ministro, ricordando che attualmente l'esercito non dispone di questo tipo di aerei utilizzati per lo spegnimento degli incendi di boschi. "Forse potrebbe essere un investimento sensato vista la siccità, anche per la collaborazione con altri paesi", afferma nell'intervista.

"Un'idea" sarebbe infatti a suo avviso che la Svizzera costituisse con altri paesi un "pool" in cui ogni Stato partecipante metterebbe a disposizione propri mezzi che sarebbero disponibili per tutti in caso di necessità. Molti paesi si aiutano già oggi, rileva Parmelin, ricordando l'impiego di elicotteri elvetici l'anno scorso in Portogallo. La collaborazione potrebbe però essere migliorata. "Naturalmente - aggiunge il consigliere federale - occorrerebbe mettere a punto anche un meccanismo di ripartizione dei costi". Un'altra questione che discuterà con i responsabili cantonali.

Interpellato anche sulla decisione del Consiglio federale, presa il 15 agosto, di non firmare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) negoziato in seno all'ONU nel 2017, Parmelin ribadisce le ragioni già citate dal governo, secondo il quale le bombe atomiche - sottinteso: quelle dell'Alleanza atlantica - svolgono un ruolo anche nella sicurezza della Svizzera. Il ministro della difesa risponde "No, certamente no" alla domanda della "NZZ am Sonntag" se la Svizzera sia ormai "un membro passivo della Nato": "Partecipa al Partenariato per la pace della Nato, non ne diventerà però mai membro".

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