Svizzera

Niente appalto, se la ditta è in odor di mafia

Al Consiglio Nazionale passa a larga maggioranza la proposta Fabio Regazzi evocata dopo il caso Condotte. La palla passa ora agli Stati

13 giugno 2018
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In futuro, in presenza di indizi sufficienti, una ditta potrebbe vedersi esclusa da una commessa pubblica se i suoi organi, oppure un terzo, sono in odore di mafia. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale approvando (108 voti a 80) una proposta di Fabio Regazzi (Ppd) durante la discussione sulla revisione totale della Legge federale sugli acquisti pubblici, approvata stasera dopo 8 ore di dibattito per 184 voti a uno e 3 astenuti. Il dossier va agli Stati.

La proposta Regazzi prevede l'esclusione di un'azienda se quest'ultima ha un comportamento che contravviene all'etica professionale oppure viola le regole di comportamento generalmente riconosciute che ne mettono in causa l'onore. La proposta del consigliere nazionale e imprenditore ticinese si riferisce a un'esperienza concreta legata ai problemi in cui è incappata in Italia la società Condotte, ora sotto inchiesta per il versamento di tangenti, società che in passato si è aggiudicata commesse miliardarie in Ticino, anche attraverso la sua controlla Cossi SpA, per la realizzazione del tunnel di base del Ceneri.

Nel 2008, in piena procedura di aggiudicazione di questi importanti lavori, Condotte SpA si era vista ritirare il certificato antimafia in Italia ed era stata oggetto di un'inchiesta per associazione mafiosa. Per Regazzi, aziende come Condotte non dovrebbero più partecipare ad appalti pubblici.

Il consigliere federale Ueli Maurer avrebbe preferito la bocciatura della proposta Regazzi, sostenendo che la legge prevede già la possibilità di intervenire in casi di corruzione. Il deputato ticinese ha tuttavia messo in rilievo la situazione speciale del Ticino, chiedendo al ministro delle finanze se conoscesse la situazione italiana. Maurer ha dovuto ammettere di saperne poco del Belpaese.

«Sono contento che il plenum abbia capito che non ci troviamo solo di fronte a un problema ticinese. Il Ticino è la porta d'ingresso di aziende con comportamenti poco chiari e se non facciamo qualcosa si rischia che poi certe situazioni prendano piede nel resto della Svizzera», ha dichiarato a «caldo» all'ats il consigliere nazionale ticinese dopo il voto sulla sua proposta.

«Il mio emendamento non è certo perfetto e potrebbe essere migliorato dagli Stati, ma crea i presupposti per escludere dalle gare d'appalto aziende coinvolte in situazioni poco chiare. Si tratta insomma di un airbag supplementare che tiene conto anche di reati come la turbativa d'asta in Italia, reato che in Svizzera non è contemplato», ha aggiunto il Ticinese.

Per Regazzi, «non deve più capitare che aziende come Condotte possano partecipare a gare d'appalto pubbliche con un passato del genere: è un insulto verso il contribuente».

Una legge da 41 miliardi - Come si evince dal voto finale, il dossier non era contestato: tutti i gruppi parlamentari hanno sottolineato la necessità di rivedere una legge, sulla base degli ultimi standard dell'organizzazione mondiale del commercio, volta ad armonizzare le regole a livello federale in un settore "capitale" - gli appalti pubblici di Confederazione, Cantoni e Comuni - che vale oltre 40 miliardi di franchi, ossia il 6-7% del Pil.

La revisione della legge dovrebbe quindi rafforzare la concorrenza in Svizzera, snellendo i processi di aggiudicazione e le procedure di ricorso.

Non solo il prezzo - Una concorrenza che però dev'essere tutt'altro che selvaggia. Allo scopo di offrire alle aziende elvetiche maggiori possibilità di riuscita di fronte a ditte straniere agguerrite che possono offrire prestazioni a costi talvolta stracciati, il plenum è stato d'accordo nel non ritenere il prezzo quale "criterio base" di aggiudicazione.

Altri elementi, come il rapporto qualità/prezzo, il rispetto delle condizioni di lavoro locali, la sostenibilità, l'innovazione, la plausibilità del prezzo devono essere tenuti in considerazione. Tali condizioni devono essere osservate anche dalle ditte estere, come prevede un'altra proposta di Fabio Regazzi adottata per 144 voti a 46.

Per quanto attiene al prezzo, il committente dovrà inoltre prendere in considerazione i diversi livelli di prezzi nei Paesi in cui la prestazione è fornita. Tale emendamento è stato presentato dall'UDC a protezione soprattutto delle piccole e medie imprese, sottoposte a una concorrenza feroce dall'estero, esacerbatasi negli ultimi anni a causa dell'apprezzamento del franco.

Esigenze linguistiche - La revisione di legge include anche aspetti pensati per agevolare le aziende provenienti da regioni linguistiche minoritarie, Romandia e Svizzera italiana.

Per il plenum, in futuro i bandi dovranno essere redatti almeno in due lingue ufficiali, mentre per le offerte saranno ammissibili tutte le lingue ufficiali.

Subappalti, no restrizioni - Per quanto riguarda i subappalti, la legge prevede controlli per evitare derive. Una proposta del PS di limitare la cessione di una commessa a un solo subappaltatore - evitando quindi "catene" infinite - è stata respinta dal plenum con la motivazione che in questo modo è più facile per le piccole e medie imprese partecipare a commesse pubbliche di una certa importanza.

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