Svizzera

Detenzione a vita per un albanese di 42 anni

Il Tribunale cantonale di Zurigo ha confermato la condanna per assassinio. L'uomo uccise un suo connazionale per soldi. Sconterà inizialmente la pena in Italia per un precedente omicidio

(Keystone)
16 maggio 2018
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 Detenzione a vita per un albanese di 42 anni che all’inizio del 2009 uccise con un colpo di pistola alla tempia un connazionale a Bonstetten (ZH). Il Tribunale cantonale di Zurigo ha confermato la condanna per assassinio, ma ha abbandonato la richiesta di internamento. Secondo l’accusa, il movente del delitto erano 30’000 euro di debiti. L’8 gennaio di nove anni fa l’albanese uccise il connazionale con un colpo sparato alla tempia all’interno della sua auto. Per non lasciare tracce, aveva abbassato il finestrino a lato della vittima e dopo il delitto si liberò del corpo gettandolo in un canalone. Un’escursionista trovò il cadavere a distanza di qualche giorno. Il condannato ha sempre negato ogni addebito, ma in entrambi i gradi di giudizio i giudici si sono avvalsi della deposizione fatta dall’ex fidanzata del 42enne, che era seduta sul sedile posteriore della vettura al momento del delitto. Due anni fa, il Tribunale distrettuale di Affoltern am Albis (ZH) aveva accolto la richiesta del Ministero pubblico, che adducendo l’alto rischio di recidiva, chiedeva la misura dell’internamento per l’assassino. Per il Tribunale cantonale, il rischio che l’uomo possa ritornare ad uccidere è invece soltanto "medio". Il cittadino albanese deve in effetti scontare in Italia una condanna a 22 anni di carcere inflittagli per la sua partecipazione all’omicidio di un nordafricano avvenuto nel 1998 a Parma. Estradato verso la Svizzera per il processo, l’uomo sarà ritrasferito in un carcere italiano non appena la sentenza dei tribunali elvetici diventerà definitiva. Il 42enne terminerà di scontare la condanna in Italia nel 2029 e dovrà quindi ritornare in un carcere della Confederazione. In Svizzera la detenzione a vita corrisponde ad una pena massima di 20 anni. Le autorità dovranno verificare se sono soddisfatti i criteri per una liberazione condizionale dopo 15 anni, ossia nel 2044, ha ricordato il giudice.

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