Cala il consumo di carne in Svizzera

Il consumo di carne acquistata in Svizzera ha raggiunto l’anno scorso 50 chilogrammi pro capite, con un calo dell’1,9% (o di un chilo) rispetto all’anno precedente. Turismo delle spesa e contrabbando fanno tuttavia salire il consumo per abitante ad almeno 60 chili. L’evoluzione che si registra sui banconi dei macellai mostra peraltro che i consumatori privilegiano sempre più la qualità rispetto alla quantità, hanno indicato oggi a Zurigo i responsabili dell’Unione professionale svizzera della carne (Upsc). Il 2017 è stato un anno "non facile" per il settore della carne, ha sottolineato Rolf Büttikofer, presidente uscente di Upsc. L’ex consigliere agli Stati (Plr solettese), che dopo undici anni lascia l’incarico alla testa dell’associazione di categoria, ha colto l’occasione per tirare un bilancio: fra i successi ha citato il "salvataggio" dei cervelat, minacciati dal divieto d’importazione di budelli di bovini dal Brasile, introdotto nel 2006 ed abolito nel 2012 grazie anche al lavoro di un’apposita task force.

Fra i punti negativi, il presidente uscente ha invece ricordato le crescenti difficoltà nella formazione di personale specializzato. L’evoluzione della società, i cambiamenti demografici e le nuove tendenze alimentari pongono peraltro il settore della carne di fronte a nuove sfide. Una combinazione fra vendite online e in negozio sembra una delle opzioni più promettenti per il futuro, ha aggiunto Büttikofer. Gli svizzeri hanno consumato l’anno scorso circa 4700 tonnellate di carne. La produzione interna ha registrato un calo dello 0,9%, con la riduzione più importante (-3,3%) per la carne bovina. Le importazioni sono aumentate dell’1,0%. Il tasso di autoapprovvigionamento è rimasto praticamente stabile ed ha raggiunto l’80,8%.