Svizzera

Si torna a parlare di parità salariale

Dopo il rinvio degli Stati, la Commissione della scienza, dell'educazione e della Cultura della Camera dei Cantoni ha ripreso il dossier

Ti-Press
20 aprile 2018
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La questione della parità salariale tra i sessi torna d’attualità. Dopo che gli Stati hanno rinviato il dossier al Consiglio federale durante la scorsa sessione primaverile, suscitando un coro di proteste specie da sinistra, la Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura della Camera dei Cantoni (CSEC-S) ha deciso di riprendere in mano il dossier.

Lo scorso 28 di febbraio, il Consiglio degli Stati aveva rinviato al governo il dossier per 25 voti a 19, esprimendo l’auspicio di introdurre l’auto dichiarazione obbligatoria per le aziende.

Stando al progetto dell’esecutivo, i datori di lavoro con più di 50 collaboratori avrebbero dovuto eseguire ogni quattro anni un’analisi dei salari facendola verificare da servizi di controllo esterni.

Il plenum aveva però deciso di rinviare il "pacchetto" al mittente, come auspicato dal "senatore" Konrad Graber (PPD/LU). Quest’ultimo, benché contrario alle discriminazioni salariali tra uomini e donne, aveva sostenuto che un’auto dichiarazione – invece di un obbligo legale – da parte delle aziende riguardante il rispetto della parità salariale fosse un mezzo più efficace per raggiungere gli obiettivi che si proponeva il Consiglio federale.

In una nota odierna dei servizi parlamentari, la CSEC-S di dice disposta a riprendere le discussioni. La nota indica soltanto che la CSEC-S ha esaminato diverse possibili "attuazioni del principio costituzionale della parità salariale". La Commissione, si legge ancora, "prevede di concludere la discussione nel corso di questo trimestre".

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