Svizzera

Bodycam in arrivo anche a Lugano?

Il vicesindaco Michele Bertini: dopo l’esperienza positiva della polizia di Zurigo chiederemo al Cantone di adattare la base legale

Keystone
14 aprile 2018
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Poliziotti muniti di telecamere incorporate nella loro divisa a Lugano. È uno scenario possibile, dopo che un progetto pilota effettuato a Zurigo ha stabilito che la dotazione da parte di agenti delle cosiddette ‘bodycam’ ha effetti positivi. Per questo motivo Michele Bertini, vicesindaco e capo del Dicastero sicurezza e spazi urbani di Lugano, ha dichiarato a ‘laRegione’ che la Città tornerà alla carica – nuovamente –, chiedendo al Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino di rivedere la base legale che attualmente non permette l’uso di questo tipo di videosorveglianza.

«La polizia e il Municipio della Città di Lugano – afferma Bertini – ritenevano, già da qualche anno, di voler dotare gli agenti del proprio corpo di polizia di questi strumenti di videosorveglianza mobile portati sul corpo. Il Cantone ci aveva risposto che la base legale attuale non lo permette, ma che sarebbero stati pronti a rivederla, dopo aver avuto accesso ai risultati degli studi in corso in situazioni analoghe in Svizzera». I risultati adesso ci sono e sono positivi. Non è quindi da escludere che prossimamente il Dipartimento delle Istituzioni possa proporre una modifica legislativa per permettere alle polizie comunali l’uso di questi strumenti di videosorveglianza.

Ma quali sono gli effetti positivi delle ‘bodycam’? Ieri Richard Wolf, responsabile del Dicastero polizia di Zurigo, ha dichiarato in una conferenza stampa che esse rappresentano uno strumento di «de-escalation»: nella maggior parte dei casi è bastato che gli agenti dichiarassero alla persona da controllare la loro intenzione di accendere il dispositivo, per calmare la situazione.

L’analisi dei risultati del progetto pilota ha poi mostrato che le telecamere integrate nella divisa riducono i casi di attacchi o aggressioni contro gli agenti di circa un terzo. Senza ‘body cam’ si registrano in media 6 casi di violenza contro agenti ogni mille interventi, con le microcamere il tasso scende a 3,9. Ciò significa che le ‘bodycam’ permetterebbero di evitare circa 50 aggressioni nei confronti degli agenti all’anno, ha precisato il municipale Wolff.

«Riteniamo prezioso – sottolinea dal canto suo Bertini – dotare gli agenti di questi strumenti, che lavorano in contesto cittadino come quello di Lugano. Siamo convinti che possano aiutare per garantire l’incolumità degli agenti e, soprattutto, per poter ricostruire i fatti in maniera certa. E questo a beneficio di tutti».

Quella effettuata a Zurigo è stata la prima sperimentazione di lunga durata (36 settimane) in Svizzera. In mancanza di norme legali specifiche in materia, il municipio cittadino ha elaborato il regolamento sulla base dell’ordinanza comunale sulla protezione dei dati. Esso prevede che i poliziotti non possono filmare di nascosto: gli agenti che utilizzano una microcamera devono essere riconoscibili da una scritta sulla loro divisa e devono informare le persone controllate ogniqualvolta accendono il dispositivo.

Anche le persone fermate per un controllo hanno la possibilità di chiedere l’attivazione della microcamera. Le registrazioni saranno di regola cancellate automaticamente dopo 100 giorni, a meno che si decida di utilizzarle nell’ambito di un procedimento penale.

Sulla base di questa sperimentazione il responsabile della polizia zurighese ha quindi sottoposto ai colleghi dell’esecutivo la proposta di rendere definitivo l’uso di microcamere. La richiesta dovrà ora essere esaminata anche dal Consiglio comunale, che avrà quattro anni di tempo per elaborare la relativa base legale.

Anche in Ticino sembrerebbe si stia andando in questa direzione: «In base all’esperienza positiva di Zurigo, chiederemo al Dipartimento delle istituzioni di adattare la base legale» per dotare gli agenti di ‘bodycam’, afferma il vicesindaco di Lugano. «Abbiamo inoltre già svolto un sondaggio all’interno del corpo di polizia, dove una larga maggioranza si era espressa a favore di questi strumenti». 

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