Svizzera

Ogni giorno in Svizzera scompaiono tredici persone

Quando può la polizia evita gli annunci di ricerca persone. Il Ticino è il cantone che ne fa di più. Ecco quanto può costare cercare chi svanisce

9 aprile 2018
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Ogni giorno in Svizzera si stima scompaiano 13 persone, uno a settimana in media in Ticino. La polizia deve valutare in poco tempo la situazione, i possibili rischi e non sempre è facile. Capire quando è opportuno ad esempio diramare un avviso di ricerca sui media. Ci sono pro e contro. Gridare al lupo, al lupo ogni settimana per chi si allontana con una certa frequenza può poi avere una controindicazione: non essere più presi sul serio. Le foto sui social di chi era scomparso quando ricompare possono diventare ‘scomode’ presenze in rete. A volte invece, grazie a media e social, le indagini possono avere una svolta. Secondo un’inchiesta della ‘Sonntags­Zeitung’ in 13 cantoni l’anno scorso sono sparite ben 3’354 persone. Solo per il 2,8% dei casi sono stati diramati avvisi di ricerca. Una percentuale che in Ticino sale invece al 40 per cento. Uno strumento che Ginevra dosa con parsimonia: su 1’668 scomparsi solo 5 avvisi di ricerca. Il perché lo spiega al quotidiano, il portavoce della polizia ginevrina Silvain Guillaume-Gentil: «Prima di ogni pubblicazione dobbiamo porci la domanda se la protezione della privacy degli interessati non sia più importante. Quando sono minorenni dobbiamo avere il permesso dei genitori, mentre quando si tratta di adulti spesso se ne vanno di loro spontanea volontà. Una ricerca pubblica potrebbe anche spingerli a nascondersi ancora di più». In Ticino, nel 2017 sono scomparse 83 persone e per il 40% (ossia 33 persone) le forze dell’ordine hanno diramato un avviso di ricerca. «La decisione viene concordata coi familiari a cui spetta però la decisione finale. Ogni caso ha dinamiche particolari, non ci sono regole fisse. Bisogna scavare, capire se è un caso anomalo, preoccupante e magari a rischio suicidio o l’ennesima fuga da casa. Ci può essere l’escursionista che si smarrisce in montagna, anziani o malati che perdono l’orientamento, ma anche chi vuole cambiare vita senza lasciare tracce», spiega l’ufficiale di polizia giudiziaria Orlando Gnosca. Una bella paletta di realtà in una società dove il tam tam parte quasi in automatico sui social. «Sicuramente c’è una maggiore sensibilità del pubblico forse grazie a trasmissioni come ‘Chi l’ha visto’ e ai social. Va valutato che un avviso di ricerca resta in rete e può diventare imbarazzante anni dopo magari quando si cerca un lavoro, per cui ogni caso va ponderato attentamente», precisa il capitano. Ma quanto serve realmente l’aiuto della rete o di chi legge un avviso di ricerca? «A noi servono segnalazioni chiare sulle abitudini di chi scompare, sui possibili motivi o avvistamenti per capire la situazione e indirizzare le ricerche. Non sempre i familiari, anche in buona fede, raccontano tutto fino in fondo», precisa. Gran parte dei casi si risolvono in poche ore. Delle 83 segnalazioni ricevute lo scorso anno dalle forze dell’ordine su possibili sparizioni, 81 sono state revocate, comprese quelle di 8 persone che sono state ritrovate senza vita. Due casi sono ancora aperti. Diversi gli strumenti della polizia: «Quando abbiamo elementi chiari possiamo anche usare le immagini della videosorveglianza; ci sono mezzi tecnologici per la ricerca del telefonino. Se sospettiamo un suicidio possiamo verificare i classici luoghi preposti a questi gesti». Un ultimo consiglio alle famiglie: «Va dato subito l’allarme quando un’assenza o un ritardo esce dalle normali abitudini» conclude l’ufficiale.

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