Svizzera

Marco Romano dà un 5 al gruppo Ppd

Il consigliere nazionale afferma che "il partito è compatto e propone soluzioni pragmatiche". A livello ticinese "la discussione c'è ed è sana"

Ti-Press
16 marzo 2018
|

Stavolta con Marco Romano parliamo del Ppd, non della Deputazione ticinese che quest’anno presiede.

Da 1 a 6, come valuta il lavoro svolto dal suo gruppo in questa sessione delle Camere federali?

Cinque. Un cinque meritato. Lavoriamo bene, siamo compatti, presenti sui dossier chiave, proponiamo soluzioni pragmatiche: non è più come nella scorsa legislatura. Invece vediamo spesso il Plr diviso. Idem il gruppo Udc, che si è spaccato ad esempio sulla mozione Semadeni [approvata martedì dalla Camera del popolo, chiede un voto nazionale sui Giochi olimpici invernali di Sion 2026, ndr], pur avendo al suo interno il presidente di Swiss Olympic [Jürg Stahl, ndr].

Sono stati due vostri ‘senatori’ a bloccare i controlli sulla parità salariale. E le donne Ppd non gliel’hanno mandata a dire.

È stato un errore politico di due persone. Ma la posizione del partito è chiara: siamo a favore di questo progetto, che comunque è solo stato rinviato in commissione. D’altronde non esistono partiti monolitici. Ma quando si tratta del Ppd, l’asticella viene sempre messa più in alto.

 

Siete reduci dalla batosta alle elezioni comunali di Zurigo. E avete perso terreno anche a Obvaldo e Nidvaldo. Ne avete parlato nel vostro gruppo? Oppure le vicissitudini cantonali del partito non arrivano fino a Berna?

Il presidente Gerhard Pfister ci ha fornito un’analisi dettagliata. Le tre débâcles sono state causate da errori di pianificazione della campagna (liste incomplete ecc.); a Obvaldo e Nidvaldo da conflitti interni al partito. Da qui l’idea di Pfister di seguire più da vicino le sezioni. Però va anche detto che ogni elezione cantonale è una realtà a sé stante.

I vertici nazionali del partito dovrebbero farsi vedere di più nei Cantoni?

Assolutamente. Ma questo avviene già da quando Gerhard Pfister ha assunto la presidenza [aprile 2016, ndr]. Certo, esistono sezioni più ricettive di altre agli orientamenti nazionali.

Manca un anno e mezzo alle elezioni federali. Finirete sotto il 10%?

Siamo in una fase storica caratterizzata dalla polarizzazione. I partiti di centro fanno fatica. In questa legislatura, tutte le grandi riforme sono fallite, crollate sotto il peso di schieramenti contrapposti e predefiniti. Ma le ‘federali’ sono in un certo senso la somma di tutte le elezioni cantonali. Da qui l’importanza che la presidenza segua da vicino le sezioni.

Pfister detta una linea conservatrice, o ‘social-borghese’. Mentre altri esponenti del Ppd ora vogliono riaffermare i valori cristiano-sociali. Le sezioni possono anche non capirci granché...

Proprio il Ticino, con l’Ocst, dimostra come ci possa essere un dialogo proficuo tra l’ala cristiano-sociale e quella imprenditoriale/conservatrice del partito. Una dinamica simile c’è anche in Vallese e in altri Cantoni. Non si tratta di fratture, direi anzi che sta qui la forza – purtroppo incompresa dall’elettorato – del Ppd.

In Ticino alcuni sindaci Ppd starebbero lavorando dietro le quinte affinché il consigliere di Stato Paolo Beltraminelli e il presidente del partito Fiorenzo Dadò si facciano da parte.

La discussione in seno al partito c’è, ed è sana. La dirigenza del Ppd ticinese entro la pausa estiva deve dire cosa pensa di una eventuale ricandidatura di Beltraminelli e indicare quale approccio intende seguire nell’allestimento delle liste. Ascolterò a tempo debito le loro conclusioni. Adesso il mio pensiero è l’elezione del 27 maggio [Romano è candidato sindaco a Mendrisio, ndr].

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔