Svizzera

Maxiprocesso a Kreuzlingen: 14 anni al capobanda

Migranti, droga e un omicidio: la vicenda è la più rilevante della storia giudiziaria turgoviese. Condannati 14 membri di un'organizzazione criminale

Keystone
12 marzo 2018
|

Il principale accusato per l’omicidio di un 53enne svizzero nel 2010 a Kümmertshausen (Turgovia) è stato condannato a 14 anni di reclusione. Il tribunale non ha invece ordinato l’internamento del 48enne iracheno, contrariamente a quanto richiesto dal procuratore. Il Tribunale distrettuale di Kreuzlingen ha pronunciato oggi la sentenza, in una vicenda considerata la più rilevante della storia giudiziaria turgoviese. Complessivamente sono stati giudicati 14 membri di un’organizzazione criminale.

Il capobanda è stato riconosciuto colpevole di omicidio. Il ministero pubblico aveva richiesto una pena di 19 anni da scontare e l’internamento. La difesa aveva invece proposto 6 anni e 6 mesi di reclusione. Informatore della polizia e principale testimone della vicenda, un 39enne turco è stato condannato a 7 anni e mezzo di carcere. È stato riconosciuto colpevole di omicidio con dolo eventuale commesso per omissione. Il procuratore aveva chiesto 9 anni e 4 mesi. La difesa ha già annunciato un ricorso.

Il delitto di Kümmertshausen – ossia l’uccisione, avvenuta il 20 novembre 2010, di uno svizzero invalido – ha portato gli inquirenti sulla pista di un’organizzazione criminale dedita al traffico di migranti e di droga, costituita essenzialmente da curdi di Turchia. In base all’atto d’accusa, il 53enne svizzero si era rivolto al capo dell’organizzazione criminale, l’iracheno 48enne, per chiedere aiuto in favore di un amico arrestato in Grecia per traffico di migranti. L’iracheno promise di fornire un avvocato e proteggere la famiglia dell’amico che viveva nel canton Turgovia. In cambio lo svizzero avrebbe dovuto nascondere 2,5 chili di eroina nella sua casa a Kümmertshausen. L’amico arrestato in Grecia rimase però in prigione e dopo alcuni mesi l’uomo minacciò di denunciare l’iracheno alla polizia. Il capo dell’organizzazione avrebbe quindi chiesto ai suoi uomini di mettere a tacere l’accusatore e di recuperare la droga. Il 39enne è stato un informatore della polizia ed ha ammesso di avere accompagnato sul luogo del delitto altri due connazionali. Questi ultimi sono già stati condannati e incarcerati in Turchia. Il 53enne svizzero morì per soffocamento, dopo essere stato legato.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔