Svizzera

Rinvii dalla Svizzera verso altri Paesi: ‘Condizioni disumane’

Le conseguenze nefaste del regolamento di Dublino e l'iniziativa 'per l'autodeterminazione' sotto la lente di Amnesty International

Promemoria
((Amnesty))
22 febbraio 2018
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Quando in gioco ci sono i diritti umani, anche la Svizzera deve fare di più. È quanto auspica Amnesty, il cui comunicato denuncia i “rinvii in condizioni disumane” dei migranti e la “non conformità di certe iniziative”, in particolare quella cosiddetta ‘per l’autodeterminazione’, “con il diritto internazionale”.

“Le autorità hanno rinviato numerosi richiedenti asilo verso altri Stati membri dello spazio Schengen, in applicazione del regolamento di Dublino, senza tenere in considerazione i legami familiari di queste persone in Svizzera come stabilito dalle convenzioni internazionali”, denuncia Manon Schick, direttrice di Amnesty International Svizzera. In aprile, d’altronde, il Tribunale federale aveva contestato una violazione sproporzionata del diritto alla vita familiare nel caso di due genitori detenuti col loro neonato e degli altri tre figli chiusi in orfanotrofio, in attesa di rispedire la famiglia in Norvegia. Inoltre “richiedenti asilo minori nei centri federali di accoglienza hanno continuato a vedersi negato l’accesso all’istruzione”.

Amnesty nota anche che in molti casi la Corte europea dei diritti umani e l’Onu “hanno stabilito che il rimpatrio di persone con richieste di asilo respinte o di migranti irregolari in Sri Lanka, Sudan e Turchia violava il principio del non-refoulement”, che contrasta il “rinvio forzato di persone in un Paese in cui rischiano gravi violazioni dei diritti umani”.

Contestata anche l’iniziativa per l’autodeterminazione: la subordinazione alla Costituzione federale dei trattati internazionali rischierebbe di calpestare accordi fondamentali: Schick sollecita “un meccanismo di controllo per vigilare affinché le iniziative siano conformi al diritto internazionale relativo ai diritti umani” prima del voto popolare.

Resta aperta anche la questione della lotta contro violenza domestica, mutilazioni genitali e matrimoni forzati. Nonostante la ratifica della Convenzione di Istanbul che mira a combattere le violenze sulle donne, bisogna soprattutto “facilitare il soggiorno nel paese delle donne migranti che hanno subìto violenza domestica”. L.E.

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