Svizzera

No-Billag, per ora è 'no' al 59%

Se si fosse votato il 15 gennaio scorso, quasi tre persone su cinque avrebbero detto di "no" all’iniziativa che intende abolire il canone radio-tv

19 gennaio 2018
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Stando al primo sondaggio eseguito da Tamedia, l’iniziativa "No-Billag"in votazione il prossimo 4 di marzo verrebbe respinta. Accolto invece senza problemi il secondo oggetto in consultazione, ossia il nuovo regime finanziario 2021. Se si fosse votato il 15 gennaio scorso, quasi tre persone su cinque (59%) avrebbero detto di "no" all’iniziativa che intende abolire il canone radio-tivù. I favorevoli sarebbero stati il 40%, indica il primo sondaggio del gruppo mediatico Tamedia pubblicato oggi.

"No Billag" conta i maggiori sostenitori tra i partigiani dell’UDC (73%). L’iniziativa è invece respinta dalla maggioranza dei simpatizzanti degli altri partiti. Il "no" a questa modifica costituzionale raggiunge il 63% nella Svizzera romanda, il 57% nella Svizzera tedesca e il 58% nella Svizzera italiana.

Circa il nuovo ordinamento finanziario, ossia la possibilità che la Confederazione possa continuare a percepire l’Iva e l’Imposta federale diretta oltre il 2021 e fino al 2035, un po’ più della metà delle persone interrogate (54%) avrebbe approvato il decreto federale in votazione. Il 21% si è detto contrario. I simpatizzanti della maggior parte dei partiti è favorevole. Più divisi invece i partigiani dell’UDC.

In sondaggio è stato realizzato mediante Internet il 15 di gennaio scorso. Vi hanno partecipato 15’197 persone originarie delle tre regioni linguistiche.

Gli anziani

Il Consiglio svizzero degli anziani (CSA), nel frattempo, informa che le sue due associazioni mantello, l’Associazione svizzera degli anziani (ASA) e la Federazione associazioni dei pensionati e d'autoaiuto in Svizzera (FARES), sostengono il "no" all’iniziativa No Billag. Gli anziani, in Svizzera, trascorrono mediamente ogni giorno circa due ore all’ascolto o alla visione della nostra radio o televisione. Una riduzione o addirittura una sopressione di questi servizi causerebbe loro notevoli disagi.

Sab (Gruppo svizzero per le regioni di montagna)

"Se questa iniziativa dovesse essere accolta, la maggior parte delle 34 stazioni regionali di radio e televisione non potrebbe più esistere e queste dovrebbero cessare la loro attività, entro la fine del 2018". È la posizione del Sab (Gruppo svizzero per le regioni di montagna), che giustificano il proprio "no" con il fatto che "nelle regioni di montagna, in particolare, la scomparsa del canone, non potrebbe essere compensata da proventi pubblicitari. Di conseguenza, le prestazioni del servizio pubblico fornite dai 34 media regionali non sarebbero più assicurate". Media che sono "una fonte d’informazione importante per gli autoctoni e per i turisti".

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