Svizzera

Favorevoli e contrari alla 'No Billag' in disaccordo sugli scenari

Un comitato di 160 parlamentari denuncia 'un attacco radicale al servizio pubblico', i promotori presentano il 'piano B' per il futuro della Ssr

10 gennaio 2018
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Giornata importante quella di ieri in vista del voto del 4 marzo sull’iniziativa popolare No Billag: da un lato un comitato composto da 160 parlamentari si è espresso contro il testo in votazione, dall’altro un comitato interpartitico ha presentato il suo ‘piano B’ per il futuro della Ssr. Per i contrari l’iniziativa è un attacco radicale al servizio pubblico, mentre per i favorevoli la Ssr potrà sopravvivere grazie ad abbonamenti e alla pubblicità.

L’iniziativa mette in discussione l’esistenza della Ssr, di 21 radio regionali e 13 televisioni locali, hanno ricordato oggi in conferenza stampa a Berna i rappresentanti del comitato ‘No a No Billag’. Secondo i sostenitori del canone, un Sì alle urne in primavera rappresenterebbe un serio problema per la coesione nazionale e la democrazia diretta. A loro avviso, la commercializzazione del settore che ne scaturirebbe darebbe maggior potere agli investitori privati, i quali avrebbero così la facoltà di imporre i propri interessi. Significherebbe inoltre la fine delle trasmissioni dedicate alle minoranze.

Per i promotori dell’iniziativa invece la Ssr ha una posizione dominante per quanto riguarda il pubblico e nel mercato pubblicitario, hanno sottolineato anch’essi in una conferenza stampa a Berna. Per questo motivo il servizio pubblico potrebbe essere finanziato in gran parte tramite le entrate fatturate sul libero mercato. Le trasmissioni che non possono essere finanziate in questo modo potranno ancora contare su un sostegno finanziario aggiuntivo. Il comitato interpartitico favorevole all’abolizione del canone ritiene che questa possibilità sussisterà anche in particolare per le regioni periferiche e le minoranze linguistiche. Oltre agli abbonamenti e alle entrate pubblicitari, la Confederazione potrebbe contribuire al mantenimento della Ssr con 250 milioni, i Cantoni con 50 e i privati con 30. Così facendo l’azienda potrebbe ancora contare su un budget superiore al miliardo.

Filippo Lombardi: "No Billag, no party"

È citando il noto spot televisivo che il consigliere agli Stati Ppd Filippo Lombardi ha commentato la possibile accettazione da parte del popolo dell'iniziativa. "Sarebbe il giusto titolo per riassumere questa iniziativa anti-svizzera che spezzerebbe l'equilibrio tra regioni linguistiche e fra pubblico e privato". A stretto giro di posta è arrivato anche il commento di Hans-Ulrich Bigler, direttore dell'Unione svizzera arti e mestieri (Usam) e consigliere nazionale Plr. Per lui, infatti, quello operato dai contrari all'iniziativa è un tentativo di ricatto: "Un sì a No Billag non farà scomparire la Ssr". Secondo Bigler il finanziamento statale di alcune trasmissioni non è in contraddizione con l'iniziativa, non escludendo il testo la possibilità di sovvenzionare singoli programmi e trasmissioni per le minoranze linguistiche e le regioni periferiche.

Una tesi che non trova il sostegno di Lombardi, il quale rincara la dose anche dal punto di vista occupazionale. "Le conseguenze per la Svizzera italiana sarebbero disastrose: la chiusura di radio e tv comporterebbe la scomparsa di circa 1'700 posti di lavoro diretti e indiretti".

Del canone non beneficia solo la Ssr 

Dei 1,37 miliardi di franchi riscossi tramite il canone, 1,24 sono sono assegnati al servizio pubblico. Di questi soldi, circa la metà (600 milioni) viene usato per il settore dell'informazione. Quest'ultimo è finanziato solo per il 22 per cento dalle entrate pubblicitarie. Oltre alla Ssr, beneficiano del canone anche 21 radio locali e 13 televisioni regionali: 61 milioni di franchi, nel 2017, sono andati appunto a finanziare l'informazione privata. La radiotelevisione pubblica, inoltre, ha il mandato di informare la popolazione in modo indipendente e in tutte le lingue nazionali. Nei paesi confinanti, dove le emittenti pubbliche trasmettono in una sola lingua, gli incassi tramite canone sono alti: in Francia France Télévision riceve 3,5 miliardi, in Italia la Rai beneficia di 3,2 miliardi mentre in Germania Ard e Zdf hanno avuto a disposizione 10,1 miliardi. Controtendenza l'Austria, dove Orf ha beneficiato di 1,1 miliardi.

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