Svizzera

Armi: sì alla direttiva UE, ma salvaguardando la tradizione elvetica

(Ely Riva)
29 settembre 2017
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In Svizzera la direttiva dell’Unione europea (Ue) sulle armi verrà applicata in modo pragmatico, sfruttando il margine di manovra disponibile per salvaguardare la tradizione elvetica in materia di tiro. Chi vorrà tenere l’arma dopo il servizio militare dovrà tuttavia fare parte di una società di tiro o dimostrare di esercitarlo con regolarità. Lo ha ribadito oggi il Consiglio federale, confermando che la Confederazione adempierà i suoi obblighi di Stato Schengen trasponendo la direttiva europea nel proprio diritto. In occasione delle discussioni a livello europeo in merito alla modifica della direttiva, la Svizzera si era già adoperata con successo per la salvaguardia delle tradizioni in materia di tiro, ottenendo deroghe speciali che tengono esplicitamente conto delle peculiarità elvetiche, si legge in un comunicato governativo. Una volta prosciolti dall’obbligo di prestare servizio militare, i cittadini potranno ancora tenere l’arma dell’esercito con il relativo caricatore da venti cartucce e continuare a utilizzarla per il tiro sportivo. Tuttavia, sarà necessario dimostrare di essere membri di una società di tiro e di esercitarlo con regolarità. Inoltre si è tenuti a fornire nuovamente l’una o l’altra prova a distanza di cinque o dieci anni.

La nuova disposizione non si applica però a coloro cui in passato è stata ceduta in proprietà un’arma dell’esercito a fini di collezionismo o che intendono acquistarne una a questo scopo. Esclusi dalla norma anche i cacciatori. Per praticare la loro attività prediletta essi non si servono infatti di armi semiautomatiche, ma utilizzano le classiche armi da caccia. La Svizzera, prosegue la nota, dispone ora di un periodo di quasi due anni (fino al 31 maggio 2019) per trasporre nel suo diritto le nuove regole della direttiva europea. L’esecutivo si avvarrà di questo periodo per elaborare un progetto legislativo che tenga conto della tradizione. La consultazione durerà fino al 5 gennaio 2018, mentre il Consiglio federale sottoporrà un messaggio all’attenzione del Parlamento presumibilmente nella primavera del 2018. La direttiva La direttiva Ue costituisce uno sviluppo dell’Accordo di Schengen. Il mancato recepimento potrebbe comportare la cessazione dello stesso Accordo.

Lo scopo della direttiva europea è avere controlli più severi sulle armi, anche a salve o non adeguatamente disattivate, come quelle usate per l’attentato del 13 novembre 2015 al Bataclan di Parigi, imponendo fra l’altro agli Stati membri la creazione di un sistema di monitoraggio per il rilascio o il rinnovo delle licenze. Sono previsti anche controlli più stringenti su alcune armi semi-automatiche, mentre si è rinunciato alle parti più restrittive per cacciatori e sportivi. La revisione era stata proposta dalla Commissione europea il 18 novembre 2015, pochi giorni dopo la strage di Parigi. In dicembre era stato raggiunto un compromesso tra Parlamento e Consiglio, apparso al ribasso, soprattutto perché era stata stralciata la proposta di vietare in maniera totale armi semiautomatiche come kalashnikov e fucili d’assalto, e quella di vietare i caricatori con capacità superiore a 10 colpi.

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