Svizzera

Sondaggio di comparis.ch sulla previdenza: una persona su due provvede alla pensione privatamente

(Carlo Reguzzi)
26 settembre 2017
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In Svizzera una persona su due provvede privatamente al proprio sostentamento dopo il pensionamento. La priorità è il miglioramento della rendita, mentre la realizzazione di grandi sogni, come un viaggio intorno al mondo, ha un’importanza marginale. In particolare le persone con un reddito basso dichiarano di non potersi permettere un terzo pilastro. Questi sono i risultati di un sondaggio online rappresentativo del servizio di confronto internet comparis.ch.  Domenica gli elettori svizzeri hanno rifiutato la riforma delle pensioni. E ciò sebbene l’urgente necessità di azione sia indiscussa. Questo è confermato anche da un sondaggio rappresentativo di comparis.ch. Due terzi di coloro che svolgono un’attività lavorativa ritengono che con la pensione del primo e secondo pilastro percepiranno (in futuro) meno del 60 per cento del loro reddito attuale.

Le donne sono più pessimiste degli uomini

Solo il 20 per cento di coloro che svolgono un’attività lavorativa ritiene che, con la previdenza statale e professionale, percepirà più del 60 per cento del proprio reddito attuale. È da notare il fatto che, a questo proposito, gli uomini sono più ottimisti delle donne. Infatti il 23 per cento degli uomini pensa che con la pensione del primo e secondo pilastro percepirà più del 60 per cento del proprio reddito attuale. Per quanto riguarda le donne, la percentuale è solo del 16 per cento. Ecco come Marc Parmentier, esperto di finanza presso comparis.ch, spiega tale circostanza: «Le donne lavorano spesso part time e, a causa della maternità, presentano in parte lacune a livello di contributi e, di conseguenza, sono più pessimiste degli uomini per quanto riguarda l’ammontare della pensione». Effettivamente sono più le donne a correre il rischio di dover fare i conti, nella vecchiaia, con lacune previdenziali: «A essere interessate dal problema sono in particolare le donne divorziate che non sono attive professionalmente da tempo e che non hanno potuto adottare misure previdenziali» continua Parmentier.

Riduzione del tenore di vita dopo il pensionamento

I partecipanti al sondaggio già in pensione confermano che la rendita del primo e secondo pilastro spesso non è sufficiente a mantenere lo stesso tenore di vita che avevano quando svolgevano ancora l’attività lavorativa. Il 57 per cento afferma che, con la rendita del primo e secondo pilastro, non ha potuto mantenere «per niente» o «quasi per niente» lo stesso tenore di vita. «Generalmente un pensionato necessita circa del 70-80 per cento del reddito che percepiva durante l’attività lavorativa per poter mantenere il tenore di vita abituale» aggiunge Parmentier. L’esperto consiglia di occuparsi il prima possibile della previdenza privata per far sì che il reddito non abbia un calo troppo precipitoso una volta in pensione.

Il miglioramento della rendita come priorità

Il motivo più frequente per ricorrere alla previdenza privata, che i partecipanti al sondaggio citano con il terzo pilastro, è una migliore situazione finanziaria dopo il pensionamento (60 per cento). Il 40 per cento ha scelto la previdenza privata in quanto la pensione della previdenza statale e professionale sarebbe troppo bassa per potersi permettere una vita tranquilla da pensionati. Tra i motivi si ritrovano spesso anche considerazioni di carattere fiscale: il 38 per cento afferma di essere ricorso al terzo pilastro per queste ragioni. La realizzazione di grandi sogni, come ad esempio l’acquisto di un’abitazione di proprietà o un grande viaggio, sono invece motivazioni che restano in secondo piano. Lo stesso vale per il risparmio in vista di possibili spese sanitarie nella vecchiaia: solo una persona su sei ha menzionato questa come motivazione per ricorrere alla previdenza privata.

Spesso mancano le risorse finanziarie per la previdenza privata

Anche se ci sono ottime ragioni per risparmiare per la vecchiaia nell’ambito del terzo pilastro, circa metà dei partecipanti al sondaggio non si avvale di tale possibilità. Per questo gruppo di persone l’ostacolo principale è la disponibilità di risorse finanziarie. Il 55 per cento degli intervistati ha dichiarato di non potersi permettere un piano previdenziale privato. Il sondaggio ha evidenziato che più basso è il reddito, più questa dichiarazione trova riscontro. Ben il 70 per cento degli intervistati con un reddito dell’economia domestica inferiore a 4’000 franchi afferma infatti di non avere risorse finanziarie sufficienti per investire in un terzo pilastro. «Più basso è il reddito dell’economia domestica, più la previdenza privata passa in secondo piano» dichiara Dominik Weber, portavoce in ambito di temi finanziari presso comparis.ch. A essere interessati dal problema sono in particolare le famiglie con bambini. «Le famiglie a basso reddito hanno da affrontare problemi molto più urgenti della previdenza per la vecchiaia. Ma in realtà sono proprio loro che dovrebbero chiedersi, con un certo anticipo, come possono risparmiare per la vecchiaia nonostante le scarse risorse finanziarie».

Il sondaggio rappresentativo è stato condotto online nel mese di settembre 2017 dall’istituto di ricerche di mercato Innofact, su incarico di comparis.ch, e vi hanno partecipato 1’590 persone in tutte le regioni della Svizzera.

 

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