Svizzera

Blancho e Illi, vertici del Consiglio centrale islamico svizzero, sospettati di propaganda jihadista 

25 novembre 2016
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Il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber ha aperto un’inchiesta nei confronti dei dirigenti del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS), Nicholas Blancho e Qaasim Illi. È quanto emerge da un’intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung, dove egli sottolinea la volontà di lottare contro la propaganda islamista.

Blancho, presidente del CCIS, e Illi, portavoce dell’organizzazione, devono rispondere della pubblicazione, nel novembre del 2015, di un video girato in Siria da un altro membro del CCIS, Naim Cherni. Nei confronti di quest’ultimo è stato aperto a dicembre dello stesso anno un procedimento penale per sospetta propaganda in favore di Al Qaida.

"Da allora abbiamo esteso il procedimento a Blancho e Illi", ha spiegato Lauber, precisando che il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) vuole sapere "fino a dove arriva la libertà di espressione e a partire da quale momento si tratta di propaganda per un’organizzazione terroristica". Il dossier è prioritario, ha rilevato Lauber, che spera di trasmettere il fascicolo al Tribunale penale federale il prossimo anno.

L’inchiesta, condotta con il sostegno dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), è stata aperta per sospetta violazione dell’articolo 2 delle legge federale che vieta i gruppi Al Qaida e Stato islamico, così come le organizzazioni a loro vicine.

Cherni – che nel dicembre dello scorso anno ha respinto le accuse in una conferenza stampa – è di nazionalità tedesca e vive a Berna. Nell’ottobre del 2015 si è recato in Siria, dove ha intervistato uno dei leader dell’organizzazione Jaysh al-Fath (Esercito della conquista) alla quale appartiene anche il ramo siriano di Al Qaida Jabhat al-Nusra (Fronte di sostegno).

Il MPC ha aperto attualmente "circa 70 procedimenti" legati a casi di radicalizzazione, ha precisato Lauber. Nel marzo scorso lo stesso procuratore generale aveva parlato di "60 procedimenti" contro sospetti jihadisti, ciò che dimostra che sono pochi i fascicoli avviati negli ultimi mesi in questo ambito.

Inchieste sono in corso anche contro persone legate all’associazione "Lies!" ("Leggi!") che distribuisce gratuitamente il Corano per strada, ha aggiunto Lauber. Dieci giorni fa il Ministero tedesco dell’interno ha sciolto e vietato il movimento salafista all’origine di questo progetto. Anche in Svizzera viene condotta una strategia di "tolleranza zero", ha sottolineato Lauber a tal proposito. (Ats) 

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